La deriva autoreferenziale delle organizzazioni, un esempio storico: la Rhodesia

Le dinamiche evolutive delle organizzazioni, in senso positivo o negativo, e il loro governo sono lo scopo di questo blog. Il focus principale riguarda quelle aziendale, ma riteniamo che esse siano identiche anche nel caso di dimensioni maggiori, come quelle di una nazione.

Sono rimasto profondamente impressionato da questa pagina del libro di Yehoshua Abraham Un divorzio tardivo  che descrive, con prosa asciutta ed efficace, ciò che è accaduto anni fa in Rhodesia, l'attuale Zimbawe .
In poche righe viene illustrata, con vividi toni , i meccanismi di chiusura referenziale e conseguente decadenza del sistema ideologico innalzato dalla minoranza bianca per difendere la propria identità o, meglio ancora, i propri privilegi. Quante di queste dinamiche si perpetuano anche nelle nostre organizzazioni per difendere posizioni apparentemente razionali (profitto, competitività, ecc.) ma che invece sono solo il frutto dell'ignoranza o incapacità di accogliere un punto di vista diverso, se consideriamo la buona fede, o protervia difesa di privilegi personali, nel caso peggiore? (Exxon, Parmalat, ecc. docent)
Buona Lettura

La necessità dell’errore come parte della comprensione. 

La lotta contro il processo degli eventi e la caduta dentro la trappola storica. Rhodesia. Gente savia, anglosassoni pragmatici, senza alcuna ambizione storica e senza alcuna particolare tradizione mitica, mentalità razionalistica, si avvitano pian piano dentro un’ostinata follia credono di poter fare a braccio di ferro con la storia e vincerla. La ragione  principale di tutto ciò, la più semplice, la più naturale, era il desiderio di salvaguardare le loro fiorenti proprietà e di continuare a sfruttare manodopera a buon mercato – ma lentamente eccoli immergersi in qualcosa di molto più profondo. Sono duecentomila in tutto ma credono che sia loro possibile, in un mondo in cui quasi ogni essere umano diviene Nazione, dominare nel cuore dell’Africa sei milioni di negri. E così succede che gente come loro, lucida e pratica, dichiara a se stessa di avere una grande missione da compiere, una missione contro la storia, e solo per poter comprendere ciò che avrebbe dovuto comprendere  già da molto tempo. E allora si trincerano con sofisticatezza, con fantasia, con foga, con sublime devozione etnica, fanno del loro pezzetto di terra una Terrasanta, costruiscono un’ideologia globale, loro non sono solo e soltanto dei rhodesiani bianchi, colonizzatori che lavorano tenacemente la loro terra e ogni domenica vanno in chiesa a cantare soavi inni religiosi, no. Sono invece l’avanguardia della libertà stessa, sono i portatori dei Veri Valori, sono cocciuti servitori del Signore del mondo illuminato. E guardano rabbiosi e amareggiati tra le sbarre della trappola in cui si sono cacciati, hanno perduto ogni fede nel mondo che li ha sconfessati, parlano di cecità generale, di malattia mentale, del tramonto dell’Occidente, dell’autodistruzione, e con un fervore messianico e un accortezza militare molto al di là delle loro forze reali riescono a tener duro contro l’embargo economico, contro il terrorismo, contro la riprovazione e la scomunica, sviluppano  muscoli d’acciaio, infondono una potenza culturale alla loro solitudine. E poi, quando tutto il mondo comincia ad abituarsi alla loro follia e impara ad accettarla come un dato di fatto, ecco si stancano, a prima vista senza una ragione plausibile, eccoli pronti a un piccolo compromesso che li trascina verso un altro compromesso, e così via, nel momento  in cui hanno posato un mignolo nel palmo della grande mano della Storia questa comincia a tirarli a sé con una forza sempre maggiore, fino a che si sottomettono al più feroce dei loro nemici.