"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

mercoledì 31 ottobre 2012

Produttività: ma perché non parliamo neanche di quello che serve per aumentarla?


di
Francesco Zanotti

I discorsi sulla produttività non possono essere seri. La ragione è che si cerca di aumentare la produttività agendo su variabili che da quasi novantasei anni sappiamo non essere influenti.
Nel 1925 in uno stabilimento della Western Electric nell’Illinois si cercò di capire le ragioni di un aumento di produttività di un gruppo di ragazze (definite le Girls). Si è scoperto che né le variabili fisico-ambientali (miglioramento dell’illuminazione ad esempio), né le variabili organizzative formali (la riduzione dei turni) né i sistemi incentivanti potevano spiegare questo aumento.
Da quel lontano 1925 si è andati molto avanti nella comprensione della struttura, dei processi di sviluppo autonomo e di Governo dell’organizzazione informale, la “causa” fondamentale dei comportamenti.
Oggi, però, stiamo ancora cercando, o meglio, immaginando di agire sulla produttività attraverso la turnazione o i sistemi incentivanti. Cioè variabili non determinanti.
Sembra proprio che Governo, Sindacati ed industriali abbiano ancora una visione dell’organizzazione e del lavoro che è rimasta a Taylor … Compresi i fautori delle Lean Organization …

giovedì 25 ottobre 2012

Non si può comunicare


di
Francesco Zanotti

Tutti ricordano i famosi cinque postulati della comunicazione della Scuola di Palo Alto (“La pragmatica della comunicazione umana” di Paul Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson). Tutti ricordano il primo postulato: non si può non comunicare. Ebbene, esso è falso. Vale, addirittura, il postulato contrario: non si può comunicare. Almeno nel senso “normale” della parola “comunicazione”.
Questo significa che tutti gli sforzi di comunicazione non ottengono il risultato che ci si attende, ma sono continui rimbalzi su muri di gomma … se poi si cerca di urlare più forte, i rimbalzi diventano sberle …
Cosa si intende per comunicare? Ancora quello che intendeva Shannon quando ha proposto la sua teoria della comunicazione (che riguardava segnali elettromagnetici). In parole povere: esiste un messaggio che viene trasferito da un mittente ad un ricevente. La comunicazione, insomma, è trasmissione.
Esistono mille complicazioni che fanno si che questo processo sia “difficile”, ma non si mette in discussione che debba essere così. E si cerca di eliminare queste complicazioni per far arrivare il messaggio “puro” al ricevente.
Ma è da decenni che si è capito che questo schema (riproposto anche nella pragmatica della comunicazione umana) è superato se il messaggio non è costituito da segnali elettromagnetici, ma da valori, sentimenti, strategie etc.
D’altra parte, come si può pretendere che un libro “umano” riesca a dire una cosa definitiva?
Se questo schema è superato, nascono domande “drammatiche”.
Se l’uomo e le organizzazioni non “comunicano” che fanno? E, peggio: come si può governare una organizzazione senza “comunicare”, visto che non è possibile farlo?
Basta leggere Luhmann. Oppure attendere la pubblicazione dei prossimi post … Nel frattempo: non insistiamo troppo nel “comunicare”.

lunedì 22 ottobre 2012

L’equivoco di fondo della “partecipazione”


di
Luciano Martinoli

Periodicamente torna alla ribalta il tema della partecipazione. Dall’azienda alla politica è tutto un fiorire di suggerimenti sul come far “partecipare” gli altri: i dipendenti, i cittadini, gli studenti, eccetera. Tutto è focalizzato però sulla tecnica di partecipazione, il “come”, e non sul “cosa” bisogna partecipare.  Il messaggio sottinteso di queste “tecniche” è che si può far partecipare chiunque a qualsiasi cosa, una questione esclusiva di tecnica appunto. Come se si potesse imparare ad innamorarsi prescindendo dalla persona  amata, riuscire in una attività indipendentemente dall’interesse che se ne ricava, digerire bene qualcosa a prescindere da ciò che si ingerisce.
E’ possibile? Ovviamente no, e allora perché si continua a prestare attenzione a tali tecniche?

venerdì 12 ottobre 2012

E se ciò che manca fossero le "classi dirigenti"?




Ogni professione è fondata su un sistema di risorse cognitive (conoscenze) socialmente riconosciute. L’evoluzione di una professione è stimolata e stimola l’evoluzione del sistema di risorse cognitive che la fondano. Possiamo personalizzare questa affermazione: anche le persone sono le loro risorse cognitive. 
Allora la domanda si concretizza nel modo seguente: quale è lo stato dell’arte e le dinamiche di sviluppo del sistema di risorse cognitive che caratterizza le professioni del gestire strategie, organizzazioni e persone?

mercoledì 10 ottobre 2012

Nuove tecnologie e vecchi schemi mentali: i Big Data

“Non si può gestire ciò che non si può misurare” (P.Drucker)

"Non tutto ciò che conta si può contare e non tutto ciò che si può contare conta." (A. Einstein)

L’ultimo numero di ottobre di Harvard Business Review ci presenta, come storia di copertina, un trend IT che dovrebbe, a suo giudizio, modificare le modalità di management: i Big Data. Di cosa si tratta? Semplice: l’analisi di masse di dati, spesso non strutturati e da diverse fonti, con caratteristiche di velocità di elaborazioni, volumi  importanti e loro varietà. La promessa è quella di “scoprire il futuro”, come promette una start-up americana recentemente citata dall’inserto Nova del sole24ore, o modificare radicalmente lo stile di management, come invece promette HBR.
Ci potranno riuscire? Sì se si parte da certi presupposti che...

domenica 7 ottobre 2012

Perché solo i neuroni a specchio?


di
Francesco Zanotti


La scienza sta diventano di moda. Ma rischia di diventarlo in modo superficiale. Forse il caso dei neuroni a specchio è un esempio … esemplare.
I neuroni a specchio sono una spiegazione, a livello elementare, della nostra capacità di “empatia”. Ma gli studi sono all’inizio e nessuno sa esattamente cosa questo possa comportare per una maggiore comprensione dell’uomo e delle organizzazioni che crea. Anzi sembra che si sia ancora in alto mare.
Studiosi come Arnaldo Benini sul Sole 24 Ore di oggi afferma esplicitamente che gli studi sui meccanismi nervosi “restano comunque un mistero, anche a livelli minimi di organizzazione”. E cita il caso del “Caenorhabdtis elegans” che ha il sistema nervoso composto da 320 neuroni. Ma non capiamo neppure quello!
Invece, esistono molte altre scienze che possono essere molto più “utili”, seppur da un altro punto di vista.
Ad esempio, la matematica, la fisica quantistica, la teoria dell’evoluzione e la biologia evoluzionistica dello sviluppo, ci forniscono linguaggi per capire la natura profonda dell’organizzazione informale e i suoi processi di evoluzione spontanea. E ci permettono di capire che l’unica modalità di governo efficace è il Governo dei processi di evoluzione autonoma dell’organizzazione informale. Che è una forma molto diversa sia del Governo del Funzionamento che del Governo del Cambiamento.

lunedì 1 ottobre 2012

Ma se il Capo non sa …


di
Francesco Zanotti

Ma se il Capo non sa chi sono io, quale è il mio patrimonio cognitivo ed emozionale; se non sa quali siano i valori del mio gruppo di lavoro; non solo non sa neanche quali sono le relazioni tra di noi, all’interno del gruppo … allora come fa a gestire me e il mio gruppo?
Come fa a progettare il mio sviluppo, come fa a valutarmi, ad individuare se sono un “talento” o meno?
Soprattutto: come fa a non porsi queste domande ed a cercare risposte?