"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

domenica 25 agosto 2013

“Citazioni antiche” n° 1: l’emergere spontaneo

di
Francesco Zanotti

L’organizzazione informale (sistemi di conoscenze, valori, reti di relazioni, antropologie, cioè tutte le cose che generano i comportamenti) si forma spontaneamente. Si dice: emerge spontaneamente.
Vale la pena di conoscere i processi di emergenza (dell’emergere spontaneo). Ma di essi si parla poco, sono una cosa nuova … Ecco: no!
Ecco le prime “regole” dell’emergenza.
Philosophy of science, Vol. 6, 1939, n° 1 … Sì, 1939.
The theory of emergence” di Reuben Ablowitz pag. 2 “The theory declares, in brief, that the whole is more than the sum of parts (the “appealing paradox”). It declares that there are level of existence, and that there is a - tendency of units of one kind of combination, to constitute units of a new kind, with more complex constitutions and new qualities due to new togetherness of the parts - (Sellar)”.
Roy Wood Sellar era il sostenitore di un “evolutionary naturalism”.

Poveri noi, rannicchiati in un modello di management che non contempla in nessun modo processi di emergenza autonoma, ma cerca disperatamente di controllare direttivamente …

mercoledì 21 agosto 2013

Citazioni sorprendenti n° 1

di
Francesco Zanotti


Riguarda l’alchimia … Ma non era stata “spazzata” via dalla scienza? No! E il fatto che Newton fosse un alchimista non significa che si dividesse tra scienza e superstizione.
Il libro è: La psicologia alchemica di James Hilliman, Traduzione italiana di Adelphi.
La citazione: “E’ l’alchimia che può rivelarsi l’aiuto più prezioso, per la terapia junghiana. Il linguaggio alchemico è una modalità di terapia; è terapeutico in sé”.
Perché propongo questa citazione? Perché da un mondo culturale lontano vien riproposta, la “svolta linguistica” tipica della filosofia del novecento. E perché in qualche modo, anche io proporrò nel libro che presenteremo il 26 settembre una “svolta Linguistica” nel management. Nel seguente senso: il linguaggio come strumento di Governo dello sviluppo autonomo di una organizzazione.

Qualcuno storcerà il naso, lo so. Come se le trasgressioni dal cammino della scienza del novecento fossero negative. A costoro ricordo che ho anche proposto una citazione di Giuseppe Vitiello che ha costruito una teoria della memoria (e forse anche della coscienza) fondandosi sulla teoria quantistica dei campi. Cerchiamo, insomma, di visitare tutte le conoscenze profonde: dalla teoria quantistica dei campi alla alchimia per riuscire a costruire il management del nuovo secolo.

lunedì 19 agosto 2013

Citazioni mobilitanti n° 2

di
Francesco Zanotti


Si tratta di un brano tratto da L’uomo senza qualità di Robert Musil. L’ho trovato citato nel libro di Telmo Pievani La vita inaspettata pag. 197.
Lo riporto sostituendo “storia” con “organizzazione”. A proposito e pensando al libro di Pievani (ma anche a quello di M. Piattelli Palmerini  e J. Fodor Gli errori di Darwin): la teoria dell’Evoluzione e le sue possibili “evoluzioni” (anche la teoria dell’evoluzione evolve) hanno molto da dirci.
Ma ecco il testo di Musil con la sostituzione di cui sopra.
“Il cammino dell’organizzazione dunque non è quello di una palla da bigliardo che, una volta partita, segue una certa traiettoria, ma somiglia al cammino di una nuvola, a quello di chi va bighellonando per le strade e qui è sviato da un’ombra, là da un gruppo di persone o da uno strano taglio di facciate, e giunge infine ed un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare. L’andamento dell’organizzazione è un continuo sbandamento. Il presente è sempre un’ultima casa al margine, che in qualche modo non fa più completamente parte delle case della città.”
Come pensiamo di governare nuvole con l’attuale management direttivo che guida le attuali teorie e prassi manageriali, anche le meno “meccanicistiche”?

Nel seminario del 26 settembre dove presenterò in anteprima il mio libro Invece del Change Management: per un’etica ed un estetica dello sviluppo delle organizzazioni, la teoria della evoluzione avrà un ruolo importante per spiegare i processi di auto evoluzione di una organizzazione che la fa molto simile alla nuvola di Musil.

venerdì 16 agosto 2013

Abitudini limitanti …

di
Francesco Zanotti


Chi si occupa di sviluppo/cambiamento delle organizzazioni non ha un compito banale. Deve tener conto, almeno, della cognitività delle persone, della loro socialità e delle antropologie che generano.
Per riuscirci, è necessario cercare il contributo di tutte le scienze che hanno qualcosa da dire su queste dimensioni dell’uomo e della sua socialità.
Non sto dicendo che un manager le deve conoscere tutte. Ma deve essere in grado, quando riceve una proposta di supporto, di garantirsi che chi avanza questa proposta si sia fatto carico di esplorare tutte le scienze rilevanti. Meglio: il manager deve essere in grado di valutare le proposte che riceve certamente anche valutando il propositore, ma non solo con il naso. Accertandosi che questo Signore abbia davvero esplorato tutte le conoscenze rilevanti. Chi si propone dovrebbe rendere conto della completezza delle sue fonti per primo.

Invece … Invece tranquillamente troppi consulenti si abbarbicano ad un unico autore (se è straniero è meglio), senza chiedersi costui da dove abbia ricavato le sue proposte. Il risultato è che il manager si trova di fronte a proposte che non riesce a confrontare. E scegli in base all'amicizia o a qualche misteriosa simpatia. Rischiando, come è successo ad un importante manager qualche anno fa, di fare una prefazione entusiasta, magnificando l’innovatività, di un libro scritto da un suo consulente che, però, l’aveva copiato (quasi letteralmente) da un famoso libro di fama internazionale, per di più già tradotto in italiano. Sic.

martedì 13 agosto 2013

Lettera aperta ai Consulenti di Direzione … Che, forse, interessa anche ai manager

di
Francesco Zanotti


Credo che tutti concordino sul fatto che i Consulenti di Direzione abbiano un ruolo marginale nello sviluppo del nostro Sistema Paese e della sua economia. Soprattutto a livello strategico: le grandi operazioni di trasformazione, fusione, ristrutturazione vedono protagonisti banche d’affari, commercialisti e avvocati e non consulenti di direzione.
Ora perché questo accade? Le risposte ad un insuccesso di mercato si situano in un continuum che, da una parte, ha la filosofia del “tutta colpa del cliente che non capisce”.
All'altro estremo del continuum vi è la convinzione che, se non si vende, è perché ai Clienti non si fanno proposte adeguate.
Io sono per questo secondo estremo. E lo renderei ancora più estremo.
Le ragioni fondamentali sono due. Collegatissime.
La prima. Io credo che i consulenti di direzione si giustificano se hanno un differenziale di conoscenze e metodologie rispetto ai manager. Un differenziale costruito attraverso quei processi di ricerca continua che i manager non possono mettere in atto in proprio perché, giustamente, affaccendati in faccende gestionali. Questo differenziale, come accade a tutte le nostre imprese di successo nei campi in cui operano, dovrebbe valere a livello internazionale. Bene la domanda è: quali sono i processi di ricerca e sviluppo di conoscenze e metodologie che caratterizzano la consulenza di direzione italiana rispetto alla consulenza di direzione internazionale? Di più. Anche la consulenza di direzione internazionale non sta in buone acque perché le sue conoscenze e i suoi metodi sono invecchiati. Allora la domanda questa volta è una proposta: occorre attivare un processo di ricerca che sfrutti le conoscenze sviluppate nelle scienze umane e naturali perché il rinnovamento delle conoscenze e delle metodologie di sviluppo delle imprese deve essere profondo.
Ma il costruire nuove conoscenze e metodologie è necessario, ma non sufficiente. Poi occorre risalire la china. Oggi i manager sono ossessionati da mille proposte di consulenza che percepiscono banali, quando non irricevibili. Pensate che un manager con esperienze internazionale possa comprare consulenza da un collega che ha appena perso il posto o è andato in pensione?
Occorre ricreare legittimità alla consulenza di direzione italiana. Quella legittimità che i padri fondatori della consulenza di direzione italiana avevano e che si è perduta.
E, per chiudere il cerchio, questa legittimità sarà raggiunta proclamando una nuova conoscenza ed entusiasmando per la sua profondità.


lunedì 12 agosto 2013

Ma ... dove è? La descrizione della vostra organizzazione …

di
Francesco Zanotti


Penso che sarete tutti d’accordo che non si può fare funzionare un sistema se non lo si conosce. Meglio: del quale non si dispone di una descrizione esaustiva.
Anche della vostra casa esiste una descrizione esaustiva: altrimenti non sarebbe stato possibile costruirla. E quando questa descrizione la si fosse persa (ad esempio si fosse persa la descrizione dell’impianto elettrico) sarebbero dolori (per l’elettricista che la dovrebbe ricostruire con mille difficoltà).
Bene … e la descrizione della vostra organizzazione, dove è? In quale cassetto della vostra scrivania? In quale segreta cassaforte? Ovviamente non intendo organigrammi e cose simili. Ma intendo, ad esempio, i sistemi cognitivi delle persone, i loro sistemi relazionali, le diverse antropologie dei diversi luoghi dell’organizzazione.
Io credo che questa descrizione non esista in nessun cassetto e in nessuna cassaforte. E, peggio, credo non la si possa neanche costruire …
Quindi?
Ovviamente la conclusione è che una organizzazione non la si può far funzionare …

Ma, allora, cosa significa gestire?

sabato 10 agosto 2013

Citazioni mobilitanti

di
Francesco Zanotti


Dopo le citazioni imbarazzanti (che ci costringono a mettere in discussione idee e prassi consolidate), citazioni mobilitanti. Quindi responsabilizzanti. Ma siamo in agosto … Certo ma poi viene settembre e ritroviamo non solo il nostro lavoro, ma anche i volti e le storie di tutti coloro il cui futuro dipende da noi …
E’ una citazione tratta da seminario di CSE Crescendo sull'organizzazione quantistica. L’autore è il Prof Eliano Pessa, un fisico teorico, direttore del Dipartimento di psicologia dell’Università di Pavia. La sua “idea”: “ … la Fisica Quantistica può anche essere vista come un framework concettuale per descrivere sistemi complessi soggetti a ineliminabili fluttuazioni di fondo.”. In realtà egli si riferiva a quella particolare visione della fisica quantistica che si chiama Teoria Quantistica dei Campi.
Perché mobilitante? Perché citata d’estate? Mobilitante perché propone di usare una teoria mai affrontata per spiegare quello che oggi viene lasciato ad un mix di intuito, esperienza che, però, funzionano sempre meno. Intendo riferirmi al fatto che ogni organizzazione è dotata di una sua autonoma capacità di sviluppo, derivata da un continuo ribollire dell’umanità che la costituisce. Fluttuazioni che oggi nessuno sa comprendere fino in fondo. E tanto meno sa gestire. Il Prof. Pessa ci indica una possibile via: l’utilizzo della teoria quantistica dei campi. Perché non approfondire il tema? Mi riferisco soprattutto alle imprese leader di questo paese ed ai manager che le guidano. Perché non approfondire una nuova conoscenza che può esser rivoluzionaria?
Perché d’estate? Perché non abbiamo l’alibi delle urgenze che, forse, però, nascono proprio dal fatto che non sappiamo comprendere e gestire il ribollire umano. Quel ribollire umano che, forse invece, si attende da noi qualcosa di rivoluzionario. E a settembre, se guardiamo bene i loro volti, riusciremo a leggere quella domanda di straordinarietà che si chiede alle classi dirigenti in periodi di cambiamenti epocali. Responsabilità: non deludiamo questi sguardi.


martedì 6 agosto 2013

“Citazioni imbarazzanti” n° 7: il cervello non riceve e non registra.

di
Francesco Zanotti


Per realizzare un progetto strategico o un progetto di cambiamento organizzativo è necessario comunicarlo efficacemente. In modo che la gente lo capisca fino in fondo e lo realizzi.
L’ipotesi di base è che il cervello “riceva” (quindi la comunicazione deve essere chiara) e che registri per ricordarsi quando occorre mettere in atto. Eh sì, non basta che una persona capisca, deve anche ricordare … Già qui c’è qualcosa che non va perché chi comunica non aiuta in nessun modo il ricevente a ricordare.
Ma il problema è più profondo. Ecco la citazione: “Il cervello procede per astrazione e generalizzazione”. Tratta da Strutture di Mondo a cura di Lucia Urbani Uivi; Dissipazione e coerenza nella dinamica cerebrale di Giuseppe Vitiello, pag. 117.

Ma se il cervello non riceve e registra, ma astrae e generalizza, tutti avranno inevitabilmente una immagine diversa del progetto strategico o di cambiamento da realizzare. E non c’è modo di sapere come una persona astrae e generalizza. Quindi che senso hanno espressioni come “La comunicazione del cambiamento?”. Indicano non uno sforzo gestionale, ma il banale racconto di se stessi.

domenica 4 agosto 2013

“Citazioni imbarazzanti” n° 6: inaccessibilità.

di
Francesco Zanotti

Antonio Damasio: Il sé viene alla mente, Adelphi, pag.95. Damasio è uno dei più autorevoli neuroscienziati.
Egli sostiene (mi scuso per l’estrema semplificazione) che il cervello “imita” l’ambiente che lo circonda costruendone mappe (o immagini mentali).
Due citazioni dal suo libro. La prima: “la coscienza ci permette di esperire mappe come immagini e di manipolare queste ultime applicando loro il ragionamento.”, pag. 87. Allora per conoscere una persona, è necessario conoscere le sue immagini mentali. Forse, perché il discorso di Damasio andrebbe approfondito. Ma un’altra citazione rende velleitario cercare di percorrere questa via, pur da verificare. Infatti: “Le immagini visive, auditive o di qualsiasi altra varietà sono direttamente disponibili, soltanto per il proprietario della mente in cui si formano.”.

Conoscere le competenze o i valori di una persona vuol dire, allora conoscere le mappe mentali corrispondenti. Bene, ma questo non è possibile. Se proviamo ad analizzare competenze e valori, otterremo solo la risposta che viene suggerita alla persona dalla mappa che il suo cervello ha formato per descrivere il nostro tentativo di misura. Misurando, non misuriamo quello che vogliamo misurare, ma rileviamo solo la reazione a questo nostro misurare. Che può anche essere “incazzata”, anche se ammantata di gentilezza.


giovedì 1 agosto 2013

“Citazioni imbarazzanti” n° 5: misurare o giocare?

di
Francesco Zanotti


Gareth Morgan in Images (sto parlando di un classico, non di qualche stramberia quantistica) racconta che Taylor (sì, proprio quello del Tayolorismo) insisteva che prima di iniziare a giocare a baseball “si misurasse accuratamente il campo in modo che ogni cosa si trovasse al posto giusto; di modo che si finiva con il passare buona parte del tempo nelle misurazioni.”.
Anche oggi il management (e la consulenza) è troppo spesso solo misura. E, così, si dimentica il gioco del costruire il mercato.
Ovviamente non li sfiora (soprattutto i consulenti) il dubbio che cercare di misurare un sistema umano è una sciocchezza scientifica.