"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
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lunedì 13 dicembre 2010

Formicai, Organizzazioni e Management: un punto di vista totalmente diverso

Sul Boston Review di qualche settimana fa, Deborah M.Gordon, biologa alla Standford University,  scrive un articolo sulle formiche e la loro organizzazione, principale argomento di ricerca di cui si occupa.
Vi sono, nel finale, alcune interessanti considerazioni su questo sistema biologico privo di controllo centrale, come tanti altri. Vi tranqullizzo subito, non voglio imbarcarmi in improbabili paralleli tra formicai e organizzazioni aziendali allo scopo di creare effetti speciali o, solo apparentemente, intriganti  suggestioni, ma le indicazioni della Gordon indicano una stimolante direzione che merita approfondimenti e nella quale ci siamo già avventurati da tempo.

Da questo blog sosteniamo che l’organizzazione aziendale è un sistema complesso. La Gordon dice: “le colonie di formiche non sono gli unici sistemi complessi che funzionano senza un controllo centrale. Anche il cervello non ha una catena di comando: il suo funzionamento si basa sulle interazioni tra i neuroni… l’intelligenza della colonia è distribuita tra i suoi membri come l’intelligenza umana è distribuita tra le circonvoluzioni, i lobi e i nuclei del cervello.”
Ecco una importante evidenza: i sistemi complessi hanno la loro intelligenza distribuita tra i loro membri. Se l’organizzazione è un sistema complesso (chi non è d’accordo alzi la mano) ed è intelligente (se non lo fosse perché non sostituire tutti con dei robot?) allora l’intelligenza dell’organizzazione è “tra” i sui membri, non localizzata su alcuni di loro (manager dell’organizzazione) e tantomeno all’esterno (manager lontani dall’ organizzazione).
Se accettiamo questo paradigma, e perché non farlo visto che altri non sembrano funzionare tanto bene, allora la gestione classica delle risorse umane si spegne come la medicina del 600, che prescriveva i salassi ad ogni malessere, rispetto a quella attuale.
Il tema si polarizza immediatamente su un unico punto, che poi diventa l’unica funzione del management: come attivare l’intelligenza organizzativa e consentirgli di operare. Non ha più senso la formazione intesa come somministrazioni passiva di competenze, il comando e il controllo inteso come prescrizione di piani e modalità di esecuzione decise in vitro all’esterno di essa, il cambiamento progettato da altri, e tante altre consolidate pratiche nelle quali ci dibattiamo da anni con sempre meno successo.
Diventa importante dunque acquisire strumenti culturali per meglio comprendere la profondità e l’efficacia di questo approccio, sostenuto da teorie scientifiche ormai abbastanza consolidate, e nuovi strumenti di gestione da utilizzare e diffondere all’interno dell’organizzazione. Una nostra proposta in merito è qui. Però prima è importante calarsi in questa nuova cultura, abbandonando la vecchia “meccanicistica”. Come dice la Gordon nel suo articolo “non c’è nessuna morale da trarre dalla vita delle formiche, ma c’è molto da imparare sui sitemi privi di controllo centrale”.

3 commenti:

  1. Nulla da eccepire e piena concordanza. Intervengo solo per suggerire un libro di un paio di anni fa con forti attinenze: "Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità" di Alberto Gandolfi (Italiano??? SI, anche noi talvolta....)
    Il pregio di questo libro è tutto nella prima parte dove offre tutti gli elementi distintivi e caratterizzanti che consentono di dire di un sistema che "..è complesso.."; tra questi spicca che spesso un sistema complesso realizza un determinato risultato, benefico per il sistema in sè, come la sommatoria di una molteplicità di comportamenti indipendenti ed autonomi ciascuno dei quali inconsapevole del risultato di sistema ma solo finalizzato ad un proprio obiettivo individuale. La disamina del parallelo Organizzazione-Formicai, che tu non hai fatto e di ciò ti siamo grati, trova nel libro un'esposizione ricca ed esaustiva che fa il paio con la più antica, ed anch'essa avvincente e da suggerire, di Hofstadter in "Escher, Godel e Bach"
    Roberto

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  2. Ottimo intervento!

    Il problema è proprio nel fatto che non abbiamo nè teorie nè strumenti per riconoscere, indurre, variare e combinare fenomeni emergenti. Da qui è nata l'idea delle meta-strutture.

    Si applica al caso che dici, dell'intelligenza collettiva non dovuta a struttura e organizzazione, che possono essere comunque presenti. Nessuna intelligenza dovuta a struttura può gestire quella emergente: può solo spegnerla come sparare in uno stormo.

    Si può agire esplicitamente sull'energia fornita per interagire, sullo scambio di informazione, sui gradi di libertà, sul linguaggio (per agenti con sistema cognitivo complesso), sul sistema cognitivo in modo neurologico agendo, ad es., sull'alimentazione (uso di alcool e droga per manipolare), sulla composizione dell'aria (fumo e inquinamento), strutture spaziali abitative dell'architettura, ecc.

    Si può agire implicitamente in modo non-invasivo attraverso approcci come quello delle meta-strutture. Si possono somministrare meta-strutture in un numero infinito di modi e combinazioni.
    Gianfranco

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  3. L'intelligenza distribuita presuppone che ciascuno degli individui la possegga, intenda utilizzarla, anteponga l'interesse collettivo al proprio e rimanga al suo posto con disciplina e dedizione. Tutto ciòè l'esatto contrario dell'Uomo. Se non avessimo ambizioni ed emozioni saremmo solo formiche. Sono atterrito dalla prospettiva di una società del genere. Paradossalmente, ci salva il fatto che l'intelligenza non sia per nulla uguale tra gli individui, né per quantità né per qualità, né per orientamento! Manuel.dicasoli@it.nestle.com

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