di Cesare Sacerdoti
c.sacerdoti@cse-crescendo.com
Il pensiero di Francesco Zanotti, la sua intensa opera di ricerca, i suoi scritti riflettono a mio avviso le varie componenti della sua formazione: l’approccio pragmatico e disincantato dell’uomo nato nelle campagne pavesi, il rigore dell’ufficiale di artiglieria, la curiosità scientifica del laureato in fisica.
La fisica quantistica, la matematica, ma anche la biologia,
la sociologia e le scienze umane in genere rientravano nella sua sfera di
indagine, ma, nel contempo ne rifiutava il carattere dogmatico, perché, come
era solito ricordare, le scienze sono modi diversi di raccontare la relazione
uomo-ambiente (in senso lato). In quest’ottica, per lui, ogni scienza, ogni
scoperta scientifica poteva contribuire a suggerire metafore di nuove forme di
relazione uomo-ambiente.
Ed è proprio partendo da questa convinzione, che Zanotti,
considerando chiusa l’età industriale, aveva cercato di dare vita a una grande
occasione di incontro tra le scienze, le religioni, la politica e le
istituzioni per fare emergere, tutti insieme, nuove forme di relazione delle
organizzazioni umane siano esse l’uomo, la famiglia, l’impresa, la politica.
Una sorta di nuove Macy conferences capaci di preconizzare il futuro
Professionalmente si era concentrato sull’impresa, della
quale aveva analizzato a fondo le condizioni di origine, il ciclo di vita e le
cause di degrado. Da un’attenta analisi dello stato dell’arte degli studi di strategia
di impresa, è nata la convinzione della necessità di ulteriori passi: ecco la
definizione di un innovativo modello di business, la creazione di una matrice
del posizionamento strategico dell’impresa. E soprattutto sua la visione
dell’azienda come artefice del proprio futuro capace di cogliere una delle “infinite
potenzialità”, anziché essere “schiava” delle cosiddette leggi di mercato. Ecco
allora che Francesco anticipava già anni fa la necessità di quello che è stato
poi chiamato quantitative easing; ecco il rifiuto della “competitività” come
elemento necessario e sufficiente per superare crisi di impresa; ecco
l’intuizione di un rating del futuro del business plan, come valutazione del
futuro dell’impresa, staccato dalla propria storia.
E dall’analisi della relazione uomo-ambiente anche le
profonde innovazioni nel campo delle azioni per migliorare la sicurezza sul
posto di lavoro, non riducibile al solo rispetto di procedure, esaminando e facendo leva sulla cosiddetta
organizzazione informale basata sulle relazioni tra le persone, e sul bisogno di autorealizzazione di
ciascuno.
E sugli stessi presupposti, Zanotti ha anche operato nella
relazione tra grande impresa e stakeholder in particolare tra infrastrutture e
cittadinanza, suggerendo approcci assolutamente innovativi.
Mi è impossibile rendere giustizia alla profondità, ma anche
all’ampiezza del pensiero di Francesco Zanotti: riesco solo a dire che mi ha
insegnato a prendere le distanze dai dogmi che ci vengono quotidianamente
proposti e a comprendere che ciascuno di noi guarda il mondo attraverso le
proprie risorse cognitive (ma anche che ciascuno di noi ha il dovere di
migliorare e incrementare tali risorse cognitive).