Ancora una volta dalle pagine del Corriere arriva una bella sferzata ai pigri, ai timidi o più semplicemente ai disorientati.
Infatti dopo il grido di allarme di Sergio Romano sul Corsera del 11 Luglio scorso oggi Dario Di Vico va più nello specifico, partendo dalle vicende Fiat.
Non si può non essere daccordo con la sua analisi che se da un lato riconosce il merito di Marchionne nel "picconare" il vecchio sistema industriale fatto di irrisolvibili contraddizioni, sotto gli occhi di tutti, dall'altro è evidente che tutto questo non basta. Manca una proposta, o meglio manca un processo per arrivare a definire più che una proposta preconfezionata un processo per arrivarci.
Alla fine dell'articolo Di Vico dice "E' quindi più che legittimo chiedersi cosa c'è dietro la curva, cosa si deve attendere...il mondo".
Ritengo che questa affermazione sia figlia di una concezione delle cose del mondo e della vita basata su "leggi" o "manovre" di "grandi fratelli" che decidono i destini dell'umanità un po' romantica e pericolosamente obsoleta.
"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero
mercoledì 28 luglio 2010
giovedì 1 luglio 2010
Diversità di genere: un ologramma della nostra società.
Un ologramma viene creato impressionando una speciale pellicola fotografica con un laser. Oltre ad avere la caratteristica di restituirci un immagine tridimensionale dell’oggetto impresso, ne ha un'altra. Se divido in più parti la pellicola, ogni pezzo contiene l’immagine dell’intero oggetto e non di una sua parte.
Il pregevole lavoro “Donne in attesa” sulla diversità di genere di Alessandra Casarico e Paola Profeta, che non ho avuto la possibilità di leggere ma sono riuscito ieri a partecipare alla sua presentazione ad opera della autrici, mi sembra che sia proprio un’ologramma della nostra società, quella industriale. Ripeto, queste brevi note rappresentano mie personalissime considerazioni generate dalle intense e appassionate presentazioni delle brave e rigorose autrici e non commenti sul loro libro.
Se al posto delle diversità di genere avessero indagato su quelle dell’età, o della razza, o della nazionalità o dell’handicap, avrebbero scoperto più o meno le stesse cose.
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