"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
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giovedì 12 maggio 2011

L'economia, le imprese e il ruolo degli "HR" manager

Qualche mese sull'Economist Il Prof. Mintzberg , di cui in passato abbiamo già riportato qualche suo lavoro, ha scritto un appasionato e lucido, come suo solito, grido di allarme e dolore sullo stato della "Corporate America".
Mi ha colpito la chiarezza della prospettiva (Il problema dell'economia non sono gli economics ma le imprese) e la messa a fuoco del problema sul nucleo centrale del problema: le persone dell'azienda.
Un piccolo gioiello di sintesi che mette insieme aspetti che, colpevolmente, sono trattati separatamente da altri, ma sopratutto una chiamata alla responsabilità da parte di chi presiede il settore, la funzione "HR", e troppo spesso rinuncia al contributo che può e deve dare appiattendosi su logiche più sicure e confortanti, quelle di sempre.
Ve ne propongo una quasi totale e personale traduzione.
Buona Lettura

Il problema dell’economia non sono gli economics ma le imprese. Conseguentemente nessun intervento economico metterà fine a questa “recessione” .
Il problema è stato creato nelle aziende ed è lì che andrà risolto.
E’ l’impresa che gioca il gioco del business, mentre gli economisti tengono il punteggio. Troppi “leaders” (che noi a tutti i costi ci ostiniamo a voler imitare! N.d.T.) hanno rovinato le loro imprese portandosi in questa rovina il leggendario senso americano dell’impresa. Chi tiene il punteggio non può mettere a posto questo.
  

Non solo è scandaloso lo stipendio degli executives, ma anche le loro distruttive conseguenze
Qualsiasi amministratore delegato accetti un compensation package che lo distingue da chiunque altro in azienda, non è un leader. La leadership è comunicare segnali che risvegliano, impegnano altre persone in azienda. Quanti leaders di questo tipo sono rimasti nelle grandi imprese americane (ma estenderei la domanda anche a quelle europee N.d.T)? 
C’è un espressione israeliana (ma anche italiana e disponibile anche in varie versioni dialettali N.d.t.) che dice che il pesce puzza dalla testa in giù. E’ vero anche per le imprese.
Molti economisti e giornalisti vedono il CEO come il tutto e la fine di tutto, l’alfa e l’omega del successo dell’azienda. I peggiori CEO lo credono. Così facendo si permettono di essere pagati in conseguenza del “shareholder value” , che è un sofisticato termine per incrementare il prezzo delle azioni dell’azienda.

Ci sono due modi fondamentali per farlo: per esplorazione e per sfruttamento.
Le aziende che esplorano lo ottengono facendo migliore ricerca, costruendo prodotti sempre più perfezionati, e offrendo un servizio superiore. Questo è un lavoro duro, che prende tempo. Le aziende che sfruttano hanno la vita più facile:  svalutano il marchio, tagliano investimenti in ricerca, stordiscono i clienti con prezzi confusionari, stando il più possibile vicini alla lettera alla legge mentre fanno lobby con i politici per abbassarne il livello. Questi comportamenti possono alzare il prezzo dell’azione abbastanza a lungo per permettere ai top manager di incassare i loro bonus e fuggire.

Queste sono le conseguenze del favorire la leadership “eroica” rispetto al management impegnato.
L’america è ossessionata dalla leadership, forse perché ne ha così poca. Ora va di moda dismettere il vecchio sobrio management:  la leadership è roba più elegante e seducente.
Il problema è che leaders che non gestiscono, che non scendono dai piedistalli per entrare nella lotta, non sanno cosa sta accadendo. Chi tra i manager di quelle banche e assicurazioni fallite sapeva cosa stava accadendo  quando permisero di scommettere  su mutui che erano così chiaramente spazzatura?

Licenziamenti di massa di “risorse umane”.
Se il CEO è l’impresa, allora chiunque altro è “risorsa umana”, da “ridimensionare” in massa. Dopo tutto, le risorse possono essere opportunamente abbandonate specialmente quando i lupi di Wall Street abbaiano alla porta e c’è bisogno di gettar loro le ossa di qualche risorsa umana per acquietarli.  Ma perché no: l’azienda può andare avanti, nel breve termine, almeno fino a quando i bonus sono distribuiti con parsimonia. Sfortunatamente il breve termine si è esaurito per le imprese americane (e non solo per loro N.d.T.).
Quale è il prezzo di questi licenziamenti? Le risposte sono intorno a noi: nei sovraccarichi,  disprezzati, scoraggiati, scottati lavoratori e middle manager.
Un impresa robusta non è una collezione di risorse umane; è una comunità di esseri umani. Quante grandi imprese americane possono rivendicare quel tipo di robustezza? 
La strategia efficace, ad esempio, non è qualcosa che riguarda un processo di pianificazione che viene dall’alto. La chiave della strategia di successo dell’IKEA, per prendere un esempio, giace nella fornitura di mobilio che è facile da trasportare. L’idea venne da un lavoratore che dovette togliere le gambe di un tavolo per metterlo nella sua auto. Evidentemente non era  scoraggiato o ridimensionato dalla leadership della sua azienda. Trattate decentemente, rispettate da una leadership che impegna se stessa per impegnare gli altri, le persone di una comunità aziendale  consacrano loro stesse ai loro prodotti, ai loro clienti, alla loro azienda e la sua strategia. Mettono attenzione, gli sta a cuore. Gli impiegati di quelle banche e assicurazioni fallite mettevano, attenzione ai loro business più di quanto i loro leader conoscessero di quei business?

La non produttività della produttività.
Le statistiche economiche ci dicono che questi licenziamenti sono produttivi. Dopo tutto le aziende continuano a produrre i loro prodotti e servizi con minori risorse. Che questo accada sulle spalle dei lavoratori e middle managers è di nessun interesse per quelle statistiche, e nemmeno le conseguenze a più lungo termine di tutto questo.  Queste cose non contano, nemmeno per gli economisti che hanno tentato invano di mettere a posto l’economia americana. 


La maggior parte degli economisti, analisti, e top managers è stata la causa del problema, mentre imprese robuste sono il nucleo della soluzione.
Ne abbiamo abbastanza di misure astratte e politiche incoerenti degli economisti.
Ne abbiamo abbastanza dei lupi di Wall Street sulle spalle delle imprese americane.
Ne abbiamo abbastanza dei mercenari nei mega uffici dei top manager e delle elite nei consigli di amministrazione.
Gli americani dovranno ricostruire la loro economia con determinazione e pazienza, impresa per impresa, per riguadagnare il loro senso leggendario di impresa. (sicuramente anche noi dovremo accodarci a questo sforzo! N.d.T.)

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