"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

giovedì 6 ottobre 2011

Morto Steve Jobs, cercasi Steve Jobs


Quale è il merito di quest'uomo tanto famoso?

Pochi i necrologi che lo ricordano, o lo sanno, davvero.
Partiamo allora da ciò che non ha fatto, per arrivarci per gradi e comprendere davvero la potenza del rinnovamento che ha portato l'uomo e l'azienda che ha creato.
Steve Jobs non ha inventato nulla!
Nessuna tecnologia, nessun prodotto innovativo.
Ma ha fatto qualcosa di molto più importante.

Incominciamo dall'inizio. Dalla metà degli anni 80, quando la Apple già esisteva e produceva, insieme a tanti altri, le prime "piastre" a microprocessore con tastiera e display integrato (il monitor si aggiungeva a parte) ed era equipaggiato con un interprete Basic. Jobs fa un accordo con la Xerox, che fin dagli anni '70 e per dieci e passa anni successivi produsse il più intenso flusso di innovazione tecnologica che la storia ricordi: consentiva a Xerox di acquistare centomila azioni ad un milione in cambio dell'accesso ai loro laboratorio. La volpe che entra nel pollaio. Lì scopre che è stato inventato un computer personale, un aggeggio che assomiglia ad un "topo", muovendo il quale un cursore si muove sullo schermo, e le "finestre" sul video, invece che le linee di comandi, alternate alle risposte del computer, come funzionavano allora.
Guarda, osserva in silenzio, poi sbotta: 'Ma perchè non fate niente con questa roba? E' fantastica. E' una rivoluzione!'
Aveva ragione, la rivoluzione la farà lui "inventando" il Macintosh, il primo computer davvero personale, nel prezzo e nelle prestazioni.
Inventò un mondo.
Anni dopo fu la volta dell'Ipod, elegante, piccolo, funzionale, versione aggiornata e finalmente definita degli innumerevoli lettori mp3 che esistevano sul mercato da qualche anno. Poi arrivò l'Iphone, oggetto plurifunzione che dava identità ben definita a quel brutto anatroccolo apparso da qualche anno sul mercato che era il telefono con l'agenda, ma poi anche la fotocamera, ma poi anche il collegamento internet, ma poi anche... insomma un minestrone senza fisionomia.
Dopo ancora l'Ipad, oggetto portatile di accesso al mondo, manco lontanamente comparabile al Kindle di Amazon o altri similari di cui pur condividevano gran parte delle tecnologie. 
Un altro mondo! Ma sul serio!
E tutto questo non certo da solo, ma grazie al "popolo" che aveva radunato e che con passione dava seguito alle indicazioni del suo capo, che, ricordiamocelo, non era manco laureato ( e men che meno possedeva un MBA! Anzi a tal proposito oggi suona come un suo testamento spirituale il discorso che fece a Standford quando gli fu assegnata una laurea honoris causa, solo sei anni fa!).

E grazie a queste sue capacità, questo suo essere costantemente affamato e folle, come ricorda nel discorso, ha costruito un nuovo "mondo" che lo ha ricompensato con onori, ammirazione, e risultati economici eccezionali (la Apple qualche settimana fa era l'azienda più capitalizzata in assoluto, più della Exxon, della borsa americana).
Ecco il suo merito, ed il suo insegnamento attraverso l'esempio.
Sono sicuro che di Jobs ne abbiamo tanti in Italia, ma ne abbiamo bisogno di più. Sono gli imprenditori e i manager che necessitano di coraggio e conoscenza. Il coraggio delle loro intenzioni, laddove ne abbiano comprensione piena attraverso nuovi linguaggi che gliene diano coscienza e che gli illustrino chiaramente la stupidità del gioco competitivo (ridurre per fare meglio ciò che fanno anche gli altri) rispetto alla "invenzione di nuovi mondi" piccoli o grandi che siano. Conoscenza per comprendere e vedere le mille opportunità che stanno intorno a loro, o anche dentro le loro organizzazioni, e scatenare tutte le risorse che posseggono per ricreare qualcosa di nuovo e interrompere la lenta e inesorabile deriva della competizione che ha un unico esito: la morte.
La stessa identica morte senza appello che il povero Steve non è riuscito ad evitare reinventando il suo martoriato corpo, come invece ha fatto tante volte con la sua creatura a forma di mela.

Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com

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