"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

mercoledì 16 febbraio 2011

L'organizzazione sparsa: il ruolo nelle comunità

Nel nostro sforzo continuo di stimolare il dibattito sull'importanza e i modi di realizzare il cambiamento, abbiamo avuto la possibilità di intervistare l'Amministratore Delegato di Leroy Merlin Italia  Vincent Gentil.
Un aspetto interessante della loro strategia aziendale è il continuo cambiamento definito dal basso, ma anche il ruolo che i singoli negozi possono avere nello sviluppare la comunità di riferimento, i loro mercati locali, al fine di realizzare tale strategia.
Un interessante e stimolante esempio della multidimensionalità dell'azione di un'azienda nell'ambiente circostante che rafforza l'aspetto economico.
Zanotti
La prima domanda è d’obbligo: che tipo di cambiamenti sta realizzando la sua impresa?

Gentil
In estrema sintesi: sta attuando un grande cambiamento strategico che deve essere accompagnato da un grande cambiamento organizzativo.

Zanotti
Iniziamo dal cambiamento strategico.

Gentil
L’evento cruciale è stata l’acquisizione di Castorama. Esso ha costituito lo stimolo e la risorsa fondamentale per una riprogettazione della nostra identità e del nostro posizionamento strategico.
Innanzitutto ci ha permesso di arricchire e completare il nostro sistema di offerta. Grazie a questo completamento siamo riusciti a sviluppare una nuova mission. E’ la proposta di un patto con la nostra clientela: miglioriamo qualitativamente, insieme ai nostri clienti, la vita nella loro casa e nella loro comunità.
Il nostro sistema d’offerta diventa, allora, lo strumento attraverso il quale la nostra clientela può costruire la casa dei suoi sogni. Il primo passo nella costruzione di questa casa dei sogni è l’esperienza dei nostri negozi: l’entrare, il visitare, il parlare con le nostre persone è uno scoprire, immaginare, piano piano, come è la nostra casa dei sogni e come è possibile realizzarla.

La casa dei sogni non finisce tra le mura della casa fisica. La casa dei sogni è davvero un luogo dove si vive la vita come un sogno solo se è immersa in una comunità “felice”. Allora lo sforzo di Leroy Merlin è quello di partecipare allo sviluppo delle comunità in cui vive la sua clientela. Sia in termini economici e sociali, sia in termini ambientali. La nostra offerta di prodotti e servizi è sostenibile; i nostri luoghi di lavoro e i nostri processi sono ad impatto zero.
Provo a fare un passo al di là della sostenibilità. Leroy Merlin, partendo dalla casa,  promuove una vita personale e sociale eticamente ed esteticamente orientata. Una vita giusta e bella, quindi, felice.

Zanotti
E’ chiaro che al cambiamento strategico che ha descritto deve accompagnarsi un cambiamento organizzativo altrettanto intenso … Mi lascia dire. Etico ed estetico?

Gentil
Noi vogliamo che ogni nostra persona si senta protagonista nel costruire una relazione con il cliente che lo avvii ad immaginare e poi voler costruire con i nostri oggetti la sua casa dei sogni. Le nostre persone non costruiranno solo un rapporto funzionale e commerciale perché vivono nella stessa comunità in cui vivono i nostri clienti. Hanno lo stesso interesse a costruire una comunità economica, sociale ed ambientale felice. Allora, se racconteranno che i nostri prodotti sono lo strumento ed i nostri negozi il punto di riferimento per costruire una comunità economica, sociale ed ambientale felice, lo faranno perché ne sono convinti. Questa convinzione sarà il messaggio di vendita più efficace. La vendita sarà davvero la stipula di quel patto con la clientela di cui dicevo all’inizio. La vendita è quindi un momento di autorealizzazione profonda sia per il venditore che per l’acquirente.
Ovviamente per riuscire a svolgere questa funzione di promozione della vita della comunità attraverso la promozione dei nostri prodotti dovranno vivere in una organizzazione nella quale le relazioni tra le persone hanno uno spirito semplice e riconoscibile, nella quale la relazione tra ogni persona ed il suo manager è unica, coinvolgente e valorizzante, nella quale il sistema di compensazione è personalizzato, equo e trasparente.

Zanotti
Se dovesse tentare una sintesi del vostro cambiamento strategico complessivo?

Gentil
Se dovessi sintetizzare il cambiamento strategico organizzativo complessivo, direi che noi stiamo facendo di ogni nostro negozio una Comunità che viene riconosciuta come agente di sviluppo della più vasta comunità locale. 

Zanotti
Ma quale è il processo attraverso il quale si sta realizzando questo cambiamento.

Gentil
Il motore .. mobilissimo di questo sistema organizzativo è il Direttore di Negozio. Egli è il fulcro di un processo di partecipazione progettuale che sta facendo nascere il cambiamento dal basso. Abbiamo 11 cantieri aperti su vari argomenti: Vendita assistita, semplificazione interna, ecc. . I risultati non sono molto formalizzati, ma vengono interpretati liberamente nei singoli negozi.

Zanotti
Quali resistenze incontra questo processo di cambiamento?

Gentil
Le resistenze esistono ovviamente e nascono dagli egoismi individuali. Ma ne abbiamo riscontrati meno di quanto ci aspettavamo.  Abbiamo un grande patrimonio di valori, passione e competenze che ci ha aiutato. E a nostra volta abbiamo aiutato questo patrimonio di competenze ad esprimersi all’unisono attraverso sistemi di premi collettivi.

Zanotti
Vorremmo proporle una domanda un po’ complessa, che nasce dalle nostre ricerche e dalle nostre esperienze. Noi crediamo che le resistenze al cambiamento nascano da una visione meccanicistica del management. E’ necessaria una nuova cultura manageriale che permetta di affrontare e gestire il cambiamento in modi radicalmente diversi. Che ne pensa?

Gentil
Vorrei restringere la risposta ad una aspetto specifico: la sfida degli Intangibili. Oggi credo stia maturando la consapevolezza che le risorse intangibili sono più rilevanti per costruire il futuro delle risorse tangibili. Purtroppo è difficile far emergere, rendere visibile il patrimonio di intangibili in qualche modalità così concreta da essere accettabile per un “normale” Consiglio di Amministrazione. Questa difficoltà mi è particolarmente dolorosa perché, come le ho detto, ritengo che il nostro patrimonio di risorse intangibili è particolarmente elevato.



2 commenti:

  1. Ho trovato estremamente interessante questa intervista, anche perché rispecchia molto lo spirito (quella parte positiva) dei tempi difficili che stiamo vivendo, il protagonismo progettuale affidato alle persone e non il calare top down ordini e piani
    Ci sono altri mondi che stanno profondamente cambiando, con la matrice comune, di costruire comunità, valorizzare la libertà e la capacità delle persone, ciascuno cammina per conto proprio. A titolo esemplificativo riporto il link di un breve post sul tema del’abitare e del welfare di un giovane ed emergente sociologo partecipante” lo definirei così, poiché racconta di innovazioni che ha contribuito lui stesso a generare.
    http://www.anteprima-blog.it/abitare-collaborativo-welfare-attivo-e-progettualita-emergenti/
    e poi i ragionamenti e le visioni di uno degli esperiti di politiche di innovazione sociale a livello europeo (italiano).
    http://www.cottica.net/2011/02/07/innovazione-sociale-on-social-innovation/
    http://www.cottica.net/2011/02/09/la-nuova-finanza-per-linnovazione-sociale-opportunita-e-rischia-new-finance-for-social-innovation-why-its-coming-and-whats-at-stake/
    Perché i cambiamenti che stiamo attraversando non si frammentassero in mille rivoli con alto tasso di contraddizione/rottura/sperpero di risorse, sarebbe opportuno che queste persone potessero lavorare assieme, che le imprese non fossero così tanto scollegate dal sociale e la politica in tutt’altre faccende affaccendate. Pensiamo per esempio, un centro commerciale che in ottica di sviluppo comunitario aiuta lo sviluppo di cohousing se non in prossimità comunque in aree relativamente limitrofe e così un sistema di servizi di welfare migliorati da buone relazioni tra le persone si innestano in un processo di rigenerazione urbana che non può più solo constare in bei parchetti giochi quando va bene. Questo un piccolo esempio…ma 100 altri e di più alto livello…possono essere progettati.
    Un livello più alto , anche questo da perseguire, è quello più volte indicato su questo blog e quelli ad esso collegati. Ma qui non voglio ripetere e usare le parole altrui che così tanto bene indicano una pista da seguire.
    In bocca al lupo a tutti, diamoci dentro

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  2. È molto interessante questo post e mi ha fatto venire in mente esperienze di cui ho letto in mondi diversi ma che hanno dei riverberi simili: nella capacità delle persone di progettare il cambiamento intangibili e cambiamento), del ruolo delle “comunità” e anche nell’uso sociale delle nuove tecnologie disponibili. Ho sempre più l’impressione che stiamo davvero entrando in un nuovo mondo di cui però si vedono singoli frammenti che soggetti innovativi, stanno realizzando, ognuno per sé.
    Da un lato quindi suggerisco che questi soggetti (aziende, innovatori sociali, attori di politiche pubbliche) si parlino, si conoscano, mettano insieme le forze; dall’altro che si trovi il modo di capire cosa hanno in comune queste innovazioni e quindi quale sia il futuro che stanno costruendo. Su questo secondo punto, devo dire che trovo molto interessanti le riflessioni di questo blog e di quelli collegati (balbettanti poietici), sul resto faccio qualche piccolo accostamento.
    Venendo al concreto, un giovane sociologo ci racconta una esperienza che ha vissuto nel costruire comunità abitative collaborative.
    http://www.anteprima-blog.it/abitare-collaborativo-welfare-attivo-e-progettualita-emergenti/
    Un musicista economista ci dice cosa sta succedendo a livello europeo alla progettazione delle politiche pubbliche e sociali.
    http://www.cottica.net/2011/02/07/innovazione-sociale-on-social-innovation/
    I lavoratori, i clienti dei centri commerciali non sono forse sia abitanti che beneficiari di servizi pubblici, e forse anche lavoratori dell’economia e della pubblica amministrazione?
    Quale sintesi a questi processi, e nuove forme di progettualità organizzativa?
    In piccolo…realizzare dei cohousing in prossimità di centri commerciali ed aree di rigenerazione urbana, per avere non solo nuove belle ed iconologiche abitazioni, ma migliore socialità e relazionalità, dall’altro valorizzare la pianificazione territoriale in ottica aperta (2.0) ove i confini tra pa, aziende e persone di tocchino….
    Ma poi anche una riflessione più alta dovremo iniziare…

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