di
Francesco Zanotti
Questo post potrà dare adito
a mille fraintendimenti. Ma ci provo lo stesso a scriverlo …
Per capire il funzionamento
di una macchina, non è importante come è stata costruita. Conta solo la sua
struttura attuale. Struttura che la macchina non è in grado né di modificare da
sola.
Una macchina è a-storica.
Un sistema complesso, il suo
comportamento, invece, dipende in modo dal modo in cui è emerso dall'ambiente.
Conta il suo percorso nel tempo. Conta come è arrivato ad essere quello che è.
E, poi, “quello che è” dipende anche da chi lo guarda. Sguardi diversi vedono
sistemi diversi.
Una organizzazione ed una
persona sono sistemi complessi o semplici? Che pirla che sei, mi dirà il
lettore manager, sono certamente complessi.
Ma, allora, perché li
guardiamo e li trattiamo sempre come sistemi semplici?
Sì, proprio come sistemi
semplici li trattiamo. Cerchiamo di analizzarne la struttura attuale (analisi
delle competenze ad esempio), pensiamo che il risultato di questa analisi sia
quello vero e completo. E, poi, ci immaginiamo che, mentre analizziamo il
sistema se sta lì fermo e buono.
Li trattiamo come sistemi
semplici, ma non lo sono. Anche se riuscissimo a conoscere la loro struttura,
questo non basterebbe a prevederne o determinarne il comportamento. Mentre le analizziamo
non solo l’organizzazione e la persona non stanno ferme, ma evolvono come pare
a loro e se la ridono delle nostra analisi. Sanno che, quando saranno pronte,
non saranno solo eminentemente soggettive, ma riguarderanno persone ed
organizzazioni diverse da quelle analizzate.
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