"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

giovedì 24 marzo 2011

La sterile gestione per "contratto" dei temi organizzativi

E' apparso sul sole24ore di ieri, nella sezione Job24, un articolo dal titolo "Stretta sull'assenteismo" .
Il tema, come a voi è ben noto, è legato ai contratti che cercano di minimizzare l'impatto sulla produttività di questa pratica sciagurata. La notizia è legata al contratto del commercio che ha "espugnato" una roccaforte sindacale: il periodo di "carenza" (primi 3 giorni di malattia).
Si tratta dell'ennesimo approccio "funzionale" ad un tema più ampio, e spiccatamente umano, della comprensione e motivazione delle persone alle vicende aziendali (strategia dell'azienda).
Molte volte, forse anche troppe, abbiamo detto da queste pagine virtuali che l'organizzazione non è una macchina. E abbiamo anche riscosso le simpatie e gli appoggi di alcuni di voi. Tale affermazione però, che non è solo nostra, è stata presa come retorica, di principio, un pronunciamento etico di buone intenzioni nè più nè meno come le parole del Papa dal balcone di Piazza San Pietro.
"Certo, ha ragione, ma il mondo funziona in un'altra maniera!" E' il retropensiero che percorre la mente di tutti. Pochi secondi di contrizione e solidarietà per le eventuali vittime e via come prima.

Le persone non sono macchine, e dunque come tali non "funzionano" e men che meno "obbediscono" a prescrizioni se queste non sono il risultato di una profonda convinzione della loro necessità (dunque effetto e non causa). Ciò è vero per tutti, anche per chi i contratti e le "leggi" le disegna e le impone, ma vengono prese per considerazioni che valgono per gli altri, non per se stessi. E' come se per l'azienda ci si spogliasse dell'umanità (da intendersi come comprensione di come interagiamo con il mondo, null'altro) e ce ne rivestissimo dopo l'orario d'ufficio, o quando il lavoro lo abbiamo perso!

Che le persone abbiano motivazioni più profonde e non governabili dai meccanismi di premi e produzione lo sanno tutti. Addirittura è evidente a chi nelle funzioni HR, e non solo, ha a che fare tutti i giorni con il problema della sicurezza sul lavoro dove in gioco c'è la sicurezza fisica dei singoli; figuriamoci se si tratta di produttività aziendale! Senza parlare della qualità, dell'orientamento al cliente, e di tante altre "caratteristiche" che si vorrebbe che l'organizzazione avesse.

Ma ammettiamo per un momento che tali contratti funzionino e la gente non si ammali più per un giorno o due in prossimità di weekend e festività, dunque stiano sul posto di lavoro. Come la mettiamo con la produttività? Aumenta semplicemente per la permanenza in fabbrica o in ufficio? O facciamo un altro contratto che punisce (il meccanismo che premia c'è già) gli abbassamenti della produttività?
Ma andiamo oltre, facciamo un viaggio nel tempo, andiamo in quell'Italia degli anni '50 e '60 del boom, del "miracolo" italiano. All'epoca avevano "contratti" migliori? O non li avevano proprio (e allora come facevano)?

In una organizzazione umana, non esistono tanti problemi separati, ne esiste uno solo: un gruppo di PERSONE, adulte e mature, che decide di lavorare BENE insieme! 
Se questo accade i problemi di assenteismo, sicurezza sul lavoro, qualità, produttività, ecc. svaniscono come d'incanto, altrimenti si presentano tutti insieme in maniera irrisolubile uno alla volta.

Riteniamo che sia precisa responsabilità delle funzioni HR intraprendere con coraggio questa strada. Innanzitutto fermando qualsiasi intervento parziale teso a risolvere problemi "funzionali", che non si risolveranno mai, come ben sappiamo tutti a fronte di milioni di euro, e giornate di lavoro perse, per cercare di riuscirci. Poi ricercando sul mercato approcci seri e scientificamente fondati per affrontare il tema delle Persone in modo globale, olistico, non riduzionistico (e su questo, come sapete, abbiamo molto da offrire). Infine battendosi all'interno della propria organizzazione sostenendo, e poi dimostrando, che questa è l'unica strada per raggiungere gli obiettivi aziendali.
L'alternativa è continuare a perder tempo, e soldi, in esercizi tanto più puntuali quanto più, agli occhi delle Persone, inutili e ridicoli.

Luciano Martinoli

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