"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

giovedì 29 marzo 2012

Il "realismo naive" della cultura manageriale

Noi tutti dobbiamo continuamente decidere quale informazione è richiesta per prendere una particolare decisione, come interpretare quella informazione per gli scopi previsti, addirittura scegliere quale dovrebbe essere lo scopo corretto, così come quale è il problema sul quale dobbiamo prendere decisioni.
"...ogni strumento di ricerca o procedura è inestricabilmente 'incastonato' ad una specifica visione del mondo e su come conoscerlo... nessuna tecnica o metodo di investigazione è autovalidante: la sua efficacia è, dal punto di vista filosofico, dipendente alla fin fine da giustificazioni epistemologiche."
ci ricorda J. Hughes nella sua Filosofia della Scienza. 
Se condividiamo questa analisi, quale è la epistemologia (ovvero il modo di arrivare alla conoscenza) dominante nella cultura manageriale?

Secondo K.A.Richardson, autore del volume "Managing Organizational Complexity", molti manager, così come tanti altri, sono molto poco preoccupati delle assunzioni sottostanti le scelte che fanno. I filosofi fanno spesso riferimento alla visione del mondo dominante, da parte di una persona "media" (il classico "uomo della strada") come realismo naive.
Il realismo è basato sulla visione del mondo "ciò-che vedo-è-ciò-che-ottengo" e se i nostri sensi non sono influenzati allora la comprensione del mondo intorno a noi diventa semplicemente un processo di "creazione di mappe" (per questo motivo spesso viene citato come rappresentazionalismo).
Un'altra implicazione del realismo riguarda la causalità come processo del primo ordine (se un cambio in A risulta in un cambio in B assumiamo che c'è una correlazione tra i due). La possibilità che l'oggetto non visto C influenzi A e B, o che due oggetti C e D senza relazioni tra loro influiscano A e B direttamente, o che il cambio in B risultante dal cambio in A sia una coincidenza, non viene considerata dalla prospettiva semplicistica del realismo.
La principale conseguenza del realismo è che porta ad una eccessiva confidenza su cosa abbiamo rappresentato e analizzato come prova reale di come il mondo funzioni. Chiaramente, fino ad un certo punto, il realismo produce risultati abbastanza buoni. Ed è per questo motivo che ha influenzato così profondamente, fino a dominarlo, il pensiero occidentale.
Sofisticazioni di tale approccio alla realtà hanno ispirato il metodo scientifico, permettendoci di costruire il mondo che conosciamo. Pochi però sanno che questo metodo ha, da tempo, iniziato a non fornire più adeguate risposte ad alcuni importanti quesiti posti alla natura: dall'origine della materia, alla causa di molte malattie, fino all'eterno tema di cosa sono le organizzazioni umane e come governarle.
Allora piuttosto che considerare le nostre conoscenze come fedeli mappe della realtà, dobbiamo vederle come caricature della realtà potenzialmente utili, ma non necessariamente tali, o come metafore.
Esistono altre "mappe" disponibili che ci consentono nuovi percorsi mai immaginati o intravisti prima?

Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com 

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