Oggi è fuori dubbio che il paradigma manageriale prevalente sia quello decisionale. La sfida del management è quella di prendere le decisioni corrette. Credo sia un paradigma da superare il prima possibile.
Uso come esempio la Divina Commedia. E’ difficile sostenere che il processo di scrittura della Divina Commedia sia stato un processo decisionale.
E’ stato un processo di immaginazione, creazione etc. E’ stato, in sintesi, un processo progettuale.
Forse qualcuno potrebbe provare a stiracchiare il concetto di decisione sostenendo che anche il lavoro progettuale è fatto di tantissime microdecisioni.
Fino allo stiracchiamento paradossale di considerare la scrittura della Divina Commedia come “somma” di moltissime, intrecciate in modo “complicato”, microdecisioni. Ma se costui provasse a percorrere questa strada, si troverebbe a costruire un sistema formale “complesso”, scoprirebbe i limiti che ad ogni discorso formale impongono i teoremi di Godel. Sarebbe un sistema formale incompleto o incoerente.
Allora usiamo il termine decisione nel suo significato più naturale di “scelta” tra alternative. Oggi chi gestisce una organizzazione non deve tanto prendere decisioni, quanto guidare un processo progettuale attraverso il quale le persone danno forma a quella organizzazione informale che è il vero determinante dei comportamenti.
Francesco Zanotti
f.zanotti@cse-crescendo.com francesco.zanotti@gmail.com
Sono un pò dubbiosa, e mi sembra una filosofia un pò contorta quella esplicitata nell'articolo.
RispondiEliminaVero che la decisione implica una scelta, la migliore ci si auspica, vero che le scelte sono insite e molla di un processo progettuale (come la Divina Commedia).
Ma non capisco quale sia la conclusione al termine dell'articolo, forse che il manager più che davanti a decisione giuste sia inserito in un processo da governare, ove all'interno vi sono persone e comportamenti da indirizzare?
Esatto Silvia, proprio così, hai centrato il punto. Non c'è nulla da "decidere", se per decidere si intende la scelta tra opzioni precostituite, ma bisogna "costruire" con le persone i percorsi da intraprendere.
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