di
Francesco Zanotti
Le neuroscienze sono diventate di “modissima”. Area di conoscenza intrigante che moltissimi stanno tentando di usare come base per costruire un nuovo management.
Bene direte … Ecco ... forse.
Forse perché vi sono gli scienziati e i
dilettanti.
Se leggete qualcosa scritto da uno scienziato
serio, scoprirete che, certo, in esso si immagina che i progressi nelle
neuroscienze ci aiuteranno a capire l’uomo e i suoi comportamenti relazionali.
Ma, altrettanto certamente, vedrete che si dichiara anche che stiamo intravvedendo
un terreno lussureggiante, ma in esso stiamo muovendo i primi passi.
Cito Vittorio Gallese e Ugo Morelli:
Neuroscienze e management, pag 47, Guerini.
“Il mito di
una pianificazione gestionale dei processi cooperativi basata su “comando”, “esecuzione”,
“controllo”, lascia un vuoto in cui si
cercano, ma non si trovano, solo si
intravvedono provvisorie indicazioni su “leadership”, “orientamento” e “valorizzazione”.
Ed anche, parlando dei neuroni a specchio, nello
stesso capitolo del libro citato “(…)
mirando ad evitare i miti che inevitabilmente si sono prodotti e si producono
intorno a questa scoperta. Si tratta prima di tutto di capire e di non far dire
ai risultati della ricerca quello che non dicono. Solo così ne emerge in valore
essenziale.”.
Se prendete lo scritto di un dilettante scoprire,
invece, che costui cita solo uno specifico autore, anche se importante. Ma oggi,
come confermano Gallese e Morelli, siamo in stato di ricerca. E le direzioni di
ricerca sono molte e diversificate. Gallese e Morelli parlano della mente “embodied”.
Ma vi sono altri filoni di ricerca diversi, anche se si intuiscono (solo
intuiscono, per ora) complementari. Come le teoria quantistica della
conoscenza. Citare un solo Autore è follia scientifica,
Cita un Autore solo, spesso anche facendogli
dire quello che non dice. E, poi, ci aggiunge una serie di proprie
considerazioni, fino a proporre ricette, come fanno i manuali americani di giardinaggio. O, purtroppo, anche di management.
Cito solo una affermazione che ho letto (non
cito l’Autore, né il testo perché non mi interessa la polemica) che, credo, nessun
neuroscienziato sottoscriverebbe “Ogni
volta che noi richiamiamo un dato dalla mente, questo ripescaggio avviene in
maniera sistematica e non caotica, riportando a galla solo l’informazione
desiderata. Il cervello è simile ad un archivio computerizzato dove pigiando un
tasto (ovvero stimolando elettricamente le parti di corteggia desiderate) riaffiora
solo il ricordo desiderato.”.
Morale: la scienza è una cosa seria. Ne possono
parlare, la possono usare tutti. Credo anche che tutti possano e debbano
contribuire a farla evolvere. Ma a patto che mettano, prima, a studiarla. Onde
evitare di impegnare le nostre imprese in avventure formative … ecco diciamo
non proprio scientificamente fondate.
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