di
Francesco Zanotti
Tutti
ricordano i famosi cinque postulati della comunicazione della Scuola di Palo
Alto (“La pragmatica della comunicazione umana” di Paul Watzlawick, J. H.
Beavin, D. D. Jackson). Tutti ricordano il primo postulato: non si può non
comunicare. Ebbene, esso è falso. Vale, addirittura, il postulato contrario: non
si può comunicare. Almeno nel senso “normale” della parola “comunicazione”.
Questo
significa che tutti gli sforzi di comunicazione non ottengono il risultato che
ci si attende, ma sono continui rimbalzi su muri di gomma … se poi si cerca di
urlare più forte, i rimbalzi diventano sberle …
Cosa si
intende per comunicare? Ancora quello che intendeva Shannon quando ha proposto
la sua teoria della comunicazione (che riguardava segnali elettromagnetici). In
parole povere: esiste un messaggio che viene trasferito da un mittente ad un
ricevente. La comunicazione, insomma, è trasmissione.
Esistono
mille complicazioni che fanno si che questo processo sia “difficile”, ma non si
mette in discussione che debba essere così. E si cerca di eliminare queste
complicazioni per far arrivare il messaggio “puro” al ricevente.
Ma è
da decenni che si è capito che questo schema (riproposto anche nella pragmatica
della comunicazione umana) è superato se il messaggio non è costituito da segnali
elettromagnetici, ma da valori, sentimenti, strategie etc.
D’altra
parte, come si può pretendere che un libro “umano” riesca a dire una cosa
definitiva?
Se
questo schema è superato, nascono domande “drammatiche”.
Se l’uomo
e le organizzazioni non “comunicano” che fanno? E, peggio: come si può governare
una organizzazione senza “comunicare”, visto che non è possibile farlo?
Basta
leggere Luhmann. Oppure attendere la pubblicazione dei prossimi post … Nel
frattempo: non insistiamo troppo nel “comunicare”.
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