"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

mercoledì 10 ottobre 2012

Nuove tecnologie e vecchi schemi mentali: i Big Data

“Non si può gestire ciò che non si può misurare” (P.Drucker)

"Non tutto ciò che conta si può contare e non tutto ciò che si può contare conta." (A. Einstein)

L’ultimo numero di ottobre di Harvard Business Review ci presenta, come storia di copertina, un trend IT che dovrebbe, a suo giudizio, modificare le modalità di management: i Big Data. Di cosa si tratta? Semplice: l’analisi di masse di dati, spesso non strutturati e da diverse fonti, con caratteristiche di velocità di elaborazioni, volumi  importanti e loro varietà. La promessa è quella di “scoprire il futuro”, come promette una start-up americana recentemente citata dall’inserto Nova del sole24ore, o modificare radicalmente lo stile di management, come invece promette HBR.
Ci potranno riuscire? Sì se si parte da certi presupposti che...



Dati, dati e sempre più dati. Numeri, immagini, testi in forma di post, tweet, commenti. Ma anche musica, video, coordinate GPS e chi più ne ha più ne metta. Una vera e propria inondazione di rappresentazioni digitali, spesso economiche ed abbondanti, pronte e disponibili.  Il mondo del calcolo, l’IT, non ha dubbi: queste rappresentazioni  vanno utilizzate. Sono pezzi di mondo già codificati e pronti per essere “masticati” elettronicamente: possono dirci qualcosa. 
Ma se possono dirci qualcosa sul mondo come è, allora possono aiutarci a gestirlo meglio, a prendere migliori decisioni, addirittura a cambiare il mondo del management, rendendolo più efficace perchè deciderà in modo più informato.
Questa è la conclusione finale che sostiene HBR, supportata dalla affermazione di Drucker citata all'inizio (“Non si può gestire ciò che non si può misurare”). 

Peccato però che…
Vi sono cose “importanti” che non sono “calcolabili”.
Ho provato a mettere su un grafico, approssimativo e impreciso, che spero aiuti a chiarire meglio la seconda frase riportata all’inizio, quella di Einstein.


La chiazza verde rappresenta il “dominio cognitivo” personale, ciò che vediamo del mondo in virtù di “ciò che sappiamo”. L’asse orizzontale è  “oggettiva”, ovvero è vera per tutti, quella verticale è personale, o sovrapponibile con chi la si è condivisa/costruita. E’ una costruzione sociale. 
I Big data sono strumenti per supportare il management classico, quello che ritiene che “non si può gestire ciò che non si può misurare”. Dunque più si “misura” e migliore sarà la gestibilità. L’altro ambito, quello di sinistra, non è calcolabile e, conseguentemente, non misurabile ma pur sempre importante.



Ecco allora che emerge la pericolosità delle affermazioni totalizzanti dell’articolo: vedere solo una parte del mondo. Il management oggi non può limitarsi a ciò che può misurare. Anzi vi sono cose molto più importanti che non possono essere misurate ma non per questo non hanno bisogno di essere “governate” (se vogliamo lasciare la parola “gestione” alla parte calcolabile).
Inoltre il rischio di attaccarsi a tali strumenti come unici strumenti di gestione è quello che, sapendo o volendo solo “contare”, prima o poi, avendo terminato di farlo sulle cose importanti, continueremo con quelle meno. Che è poi quello che sta accadendo nel mondo dell’IT aziendale.
Qualcosa l’analisi Big Data, per come è oggi, ci potrà sicuramente dire, ma da quì a farne strumento unico di successo delle aziende, ne passa.
Come mi ricorda il Prof. Minati
Un esperimento é una domanda alla Natura che risponde facendolo accadere. Qui non vi sono domande, ma solo la lente d'ingrandimento.

Ecco allora l'importanza di fare ricerca su "tecnologie" di tipo diverso, che diano strumenti per il "lato sinistro del grafico" e non puntare tutte le risorse sul digitale.
Lo aveva già capito Picasso che, dopo aver compreso cosa facevano gli allora nascenti computer, affermò: "che macchine stupide, sanno solo rispondere a domande!"

Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com

2 commenti:

  1. Grazie per avere evidenziato questo articolo, che fa luce su un trend al momento molto discusso, ma spesso molto superficialmente. Un'osservazione: se e' vero che l'articolo si concentra sull'importanza del dato, a me sembra che offra anche degli spunti importanti circa il 'lato sinistro' del grafico decisionale, in particolare nella sezione 'Five Management Challenges'.

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  2. Grazie Gabriele del commento.
    Certamente è come dici tu, purtroppo presi dal "blocco cognitivo" dell'IT e della calcolabilità, qualsiasi investimento o proposizione scientifica in "tecnologie umane non calcolabili" (quelle delle 5 management challanges) non sono prese seriamente, anche se conoscenze in merito ve ne sono. E' lo scopo della nostra attività.

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