Intervista di Luciano Martinoli a Danilo
Villa
Nel dibattito pro e contro la conoscenza siamo, "ufficialmente" (perché altri scettici nei confronti della conoscenza non hanno accettato di esplicitare le loro opinioni), uno a uno. Uno scettico ed un fautore dell'importanza della conoscenza.
Il Dott. Danilo Villa, Direttore
Organizzazione e Sistemi di Coop Italia porta il punteggio sul "due a uno" a favore della conoscenza …
Martinoli
Dott. Villa, noi stiamo
conducendo una ricerca per capire che ruolo i manager attribuiscono alla
conoscenza strategico-organizzativa. E i primi risultati esprimono dubbi più o
meno espliciti. Sembra che la conoscenza strategico-organizzativa sia aria
fritta …
Villa
Beh, io non sono di questo
avviso. Non lo sono in termini generali. E mi sorprende anche un po’ che
qualcuno sia davvero anche solo indifferente rispetto alla conoscenza.
Ma non sono d’accordo anche in
termini “esperienziali”.
Anni fa (1997) ho avuto la
fortuna di lavorare con Richard Norman. E’ stata una esperienza positiva che ci
ha portati, proprio grazie al contributo “cognitivo” (metodologico) di Norman,
a riuscire a coinvolgere non solo l’impresa, ma anche i clienti nel
riprogettare la sua nuova identità e il suo nuovo posizionamento.
Ma mi permetta di cambiare
ruolo: sono io che le faccio una domanda. Nello specifico a quale conoscenza
strategico-organizzativa si riferisce?
Martinoli
Grazie ad un progetto di
ricerca che ha richiesto un notevole impegno finanziario e di tempo, abbiamo
raccolto le principali teorie/metafore che i diversi studiosi hanno proposto
per comprendere il fenomeno “organizzazione”, le sue dinamiche evolutive, le
forme più opportune di Governo. Ne abbiamo fatto un sintesi e le abbiamo
collocate in una mappa a due dimensioni. La prima dimensione, più usuale,
prevede tre “valori” fondamentali. Il primo è l’identità dell’organizzazione,
il secondo i processi di evoluzione dell’organizzazione, il terzo le sue forma
di Governo. La seconda dimensione descrive le visioni del mondo (oserei dire le
“epistemologie”) che ispirano le diverse teorie. Anche la seconda dimensione
prevede tre valori. Il primo: il mondo è un oggetto staccato
dall’organizzazione che l’organizzazione può conoscere oggettivamente. Il
secondo: il mondo … non so bene come sia, ma sta di fatto che l’uomo lo può
conoscere solo attraverso interpretazioni contestuali, cioè che dipendono dal
contesto nel quale questa interpretazione avviene. Il terzo valore: il mondo è
solo potenzialità che il nostro sguardo fa precipitare in una qualche
attualità.
Le mostro la mappa che abbiamo
predisposto. (il lettore ce la può chiedere liberamente).
Villa
Quello che mi pare
particolarmente interessante nel vostro approccio non è tanto la
sistematizzazione degli approcci strategici/organizzativi, quanto la
prospettiva tecnico/metodologica nella quale vi ponete.
Di manuali di storia
dell'organizzazione e di strategia ce ne sono già tanti.
E le Major non possono
innovare perchè devono necessariamente rimanere all'interno della loro
"visione del mondo", di successo ma strutturata, stratificata e
basata su una visione della Società e dell'Economia dello scorso secolo.
Ma il mondo sta cambiando
rapidamente.
Il progresso tecnico e
scientifico invece è sempre avanzato attraverso dei "salti"....
Martinoli
E noi ci poniamo come
propositori di uno di questi possibili “salti”, credibili proprio perché non
siamo una Major: non abbiamo interessi o rendite di posizione da difendere ma
“nuovi mondi” da creare e invitare ad esplorare. La prospettiva
tecnico/metodologica che proponiamo è, certamente, un nostro obiettivo. Ma ne
abbiamo un secondo: fornire una griglia di valutazione delle offerte del
mercato della consulenza. Se vuole un “filtro” rispetto al quale selezionare,
posizionandole, le diverse proposte della consulenza.
Forse ne abbiamo anche un
terzo: permettere ad ogni consulente di auto misurare come si posiziona la sua
proposta nel quadro delle conoscenze disponibili.
Villa
Ma mi permetta un dubbio:
tutta questa conoscenza, ma, soprattutto, il suo interesse per essa da parte
delle classi dirigenti, non è stata spazzata via dalla crisi che ha costretto
un po’ tutti ad occuparsi dell’urgenza del contingente?
Martinoli
Noi facciamo l’ipotesi
contraria. La crisi, quella complessiva e quelle aziendali, sono generate
proprio dal rifiuto della conoscenza. Come se si rimanesse abbarbicati al
proprio passato e si cercasse di difenderlo da un futuro che bussa alla porta
sempre più forte.
Villa
Sì sono d’accordo. Mi lasci
solo concludere con un richiamo alla concretezza. La nuova conoscenza deve
essere semplificata, declinata in metodologie e strumenti che permettano al
management di arrivare a risultati concreti, destinazione finale di qualsiasi
intervento aziendale.
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