Intervista
di Francesco Zanotti a Vito
Mangano
Ci
spostiamo stavolta su Roma per intervistare il dott. Vito Mangano , Responsabile de lle risorse umane e de lla
qualità di Aeroporti di Roma, una realtà aziendale unica al mondo. E’, infatti,
l’unica Società totalmente privata che gestisce un’infrastruttura aeroportuale
di conside revoli dimensioni. Un’anomalia
che potrebbe trasformarsi in opportunità guidata dalle persone de ll’azienda stessa… con le opportune conoscenze.
Ma,
andiamo con ordine.
Zanotti
Dott.
Mangano, stiamo stimolando un dibattito su un’opzione che a noi sembrava
scontata, ma che alla prova de i
fatti si è dimostrata controversa. L’opzione è: ma è importante la conoscenza?
Le risposte che stiamo raccogliendo sono dubbiose …
Mangano
Anzitutto
le chiedo di precisare: di quale conoscenza si tratta?
Zanotti
Giusto!
La passione de l dibattito mi ha
fatto dimenticare di precisare che si trattava de lle
conoscenze strategico-organizzative. La domanda formulata più precisamente è:
ritiene siano importanti per il manager le conoscenze strategico-organizzative?
Mangano
Ora
comprendo meglio il senso de lla sua
domanda. Sono sorpreso nell’apprende re
che si possa pensare che la conoscenza non serva o de bba
avere un ruolo di secondaria importanza. La conoscenza, mi permetta di generalizzare,
è centrale non solo per il nostro lavoro ma per qualsiasi attività umana.
Zanotti
La
motivazione di coloro “contro la conoscenza” è che sono in “tutt’altre faccende affaccendati”. Il crescente impegno dovuto alla
sempre più difficile contingenza che stiamo vivendo impedisce di de dicarsi alla speculazione. Occorre votarsi alla
massima concretezza. Sembrerebbe che si richiamino all’autorità di Aristotele ”primum vivere, de inde philosophare” … Ma io penso che sia
proprio il rifiutare le conoscenze esistenti che fa de lla
loro azione una sorta di “complicazione de gli
affari semplici”…
Mangano
Detta
così mi è chiaro chi sostiene questa tesi: coloro i quali ritengono che la vita
inizi e termini de ntro l’azienda,
dimenticando quanta ricchezza c’è fuori dai suoi confini e come sia utile
confrontarsi. Chi non accoglie questo punto di vista non è capace di guardarsi
intorno, di cambiare, di portare innovazione. Io non mi fide rei de lla
professionalità di persone con queste caratteristiche.
Zanotti
Mi
permetta di precisare ulteriormente. Debbo riconoscere che la conoscenza
strategico-organizzativa esistente è certamente intensa e profonda, ma è
dispersa in mille scuole, immagini. Allora noi abbiamo sintetizzato in una
mappa le conoscenze strategico-organizzative più autorevoli. Mi permetta di
illustrargliela … Che effetto le fa?
Mangano
Innanzitutto
m’incuriosisce; per un’azienda, però, tale mappa rimane qualcosa di complicato
e di distante. E’ importante disporre di una solida base teorica, ma è altrettanto
necessario de clinarla in metodologie
e strumenti concreti e agevoli da utilizzare.
Zanotti
Ecco,
questo è stato proprio il secondo passo che abbiamo fatto. Abbiamo costruito
una sintesi de lle conoscenze
strategico-organizzative mappate e ne abbiamo ricavato una metodologia de l tutto inedita per governare l’organizzazione e
il suo sviluppo.
Mangano
Credo
che il percorso intrapreso sia di sicuro interesse. Mi lasci aggiungere un’osservazione
volta ad integrare la vostra prospettiva. L’azienda spesso viene intesa come il
luogo de l fare e non de l pensare; a mio avviso questa è una dicotomia pericolosa.
Il pensare è attività insita nell’uomo, quotidiana, non si può porre una netta
separazione tra i due elementi. Il pensiero alimenta il fare: più è profondo e
più è fecondo di comportamenti efficaci. Questo è un principio che de ve permeare l’intera organizzazione aziendale e in
particolare le funzioni, come quella RU, che contribuiscono per ruolo al
cambiamento culturale, aspetto indispensabile per sopravvivere sui mercati. A
volte la Direzione RU
limita la propria attività all'obiettivo di breve, complice anche la congiuntura
economica, dimenticandosi di alzare la testa per guardare in avanti e
pianificare le azioni utili per affrontare le sfide
future.
Zanotti
Quale
dovrebbe essere allora l’evoluzione de lla
Direzione de lle Risorse Umane.
Mangano
Forse
risponde rò a questa domanda in
maniera non de l tutto tradizionale,
poiché la mia formazione manageriale si è svolta anche in ambiti diversi da
quelli de lle Risorse Umane, avendo pure
ricoperto ruoli gestionali di linea fino a quello di Amministratore Delegato di
una realtà di più di tremila persone. Secondo me la Funzione RU ha un
senso se riesce a dare un contributo concreto e misurabile al conto economico de ll’azienda, nonché a mettere a disposizione
strutture organizzative e competenze ade guate.
Ciò è possibile soltanto se le persone de lle
RU conoscono approfonditamente il business di riferimento e contribuiscono con
capacità, metodi e strumenti propri de l
ruolo a far sì che l’azienda produca beni e/o servizi competitivi. Una Funzione
de l personale intelligente e al
servizio de ll’organizzazione de ve tende re
al suo annullamento, cioè ad integrarsi pienamente nell'attività svolta dalle
Linee di business senza alcun distinguo, trasferendo le proprie competenze ed
esperienze. Mi rendo conto di esprimere un concetto sopra le righe, una boutade , ma questa è la base culturale sulla quale innestare
e sviluppare il ruolo de lla Funzione
risorse umane. Rimane l’area de lle
relazioni industriali, da non sottovalutare e da presidiare con molta
attenzione per i suoi risvolti sia sul costo de l
lavoro sia sul livello di consenso collettivo.
Zanotti
Ritornando
all’obiezione di molti manager de ll’urgenza
sull’oggi che brucia la risorsa tempo
per occuparsi de l domani…
Mangano
Parafrasando
uno slogan pubblicitario di parecchi anni fa: è sempre l’ora di pensare al
domani. Congiuntura economica negativa o no, chi non pianifica il futuro ha già
perso nel presente, dunque non sprechi energie, tempo e de naro.
Purtroppo
vedo le classi dirigenti troppo occupate a pensare all’oggi: questo mi fa
temere per il domani.
Zanotti
Due
sono le caratteristiche di fondo de lla
nostra metodologia che, spesso, sorprendono. La prima è l’assenza de ll’analisi. La seconda è l’enfasi sul linguaggio.
Oggi sembra oramai assodata l’esigenza di partecipazione e condivisione. Ma si
tratta di un’esigenza difficile da soddisfare. E’ difficile ricavare consenso
dalla partecipazione. E’ ancora più difficile fare mettere in pratica quanto si
è de ciso.
Noi
pensiamo che questi problemi possano essere risolti suggerendo l’uso di un
nuovo linguaggio a coloro che si vogliono coinvolgere nel costruire nuovi
futuri. Così tutti vengono strappati dalle loro ide ologie
personali. E conside rando i momenti
di partecipazione progettuale come momenti centrali de lla
gestione e non eccezioni che vivono nella realtà virtuale de lla formazione.
Mangano
Certo sarebbe necessario approfondire il tema, ma
quest’intuizione sollecita curiosità e positività. In particolare mi fa venire
in mente una mia vicenda professionale che mi ha convinto
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