di
Francesco Zanotti
L’essere umano dispone anche di un proprio progetto esistenziale che consiste nel desiderio di assumere un ruolo nell’ambiente in cui si trova che considera gratificante.
E’ questo progetto esistenziale che dà senso ai
suoi comportamenti.
Riassumo il tema con una storiella, forse già nota,
ma la cui morale non è mai stata, forse, esplicitata.
Un principe era andato a
visitare il cantiere più importante del suo Principato. Lungo la via che
percorreva sul suo cavallo vedeva file interminabili di operai che impastavano
fango e paglia per farne mattoni. Si fermò e chiese ad uno dei lavoratori dall’aspetto
triste, quasi rancoroso: cosa stai facendo? La risposta: sto facendo un lavoro
degradante.
Il Principe rimase turbato
da questa risposta e si rivolse ad un altro operaio che non sembrava così
“tristo” come il primo. Aveva un aspetto affaticato, ma sereno. Stessa domanda,
ma risposta radicalmente diversa: sto faticando è vero, ma lo faccio con
serenità perché mi permette di mantenere la mia famiglia.
Meno turbato, ma in fondo in
fondo ancora perplesso, il Principe si rivolse ad un terzo operaio che sembrava
davvero “illuminato di immenso”, anche se, anche lui, sempre fango e paglia
mescolava. L’operaio non gli lasciò neanche fare la domanda. Gli disse quello
che aveva già deciso di dirgli, anche se non fosse stato interrogato. Aspettava
da tempo la visita del Principe: “altezza - gli disse - sono orgoglioso di
partecipare alla costruzione della più bella cattedrale del suo Principato e di
tutti i regni vicini.”
Caro manager, vuoi veramente motivare una
persona? Allora devi fare in modo che assuma un ruolo che corrisponde alla
realizzazione del suo progetto esistenziale.
Il Principe considerava i suoi operai come
braccia. Era riconoscente, forse pagava anche bene, forse, addirittura dava
anche premi, ma non faceva nulla per avere operai con quella luce negli occhi.
E la cattedrale sarebbe stata mediocre.
Aziende che non hanno "imprese" da realizzare
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