"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

martedì 14 ottobre 2014

Una generazione che deve riscattarsi

di
Francesco Zanotti


Franco Moscetti Amministratore Delegato di Amplifon l’ha detto (e non è la prima volta) chiaramente: la nostra (non solo la sua, ma anche la mia) generazione ha completamente fallito come classe dirigente. In particolare hanno fallito imprenditori, manager e consulenti di direzione. Ci saranno, forse, eccezioni, ma non culliamoci nella illusione che siamo noi quella eccezione. Quando vedete un “grande” AD di una grande banca declamare il suo credo strategico, percepite immediatamente la inevitabilità del fallimento.
Ecco, si percepisce, ma razionalizziamo: da dove viene questo fallimento e come porci rimedio? Sì come porci rimedio: siamo ancora in tempo a lasciare un’impronta positiva nella storia del nostro Paese e non passare per la generazione che ha dilapidato il patrimonio di imprese che avevano costruito i nostri padri.
E’ un invito che mi sento di rivolgerci in modo “esistenziale”, che riguarda il senso della nostra esistenza: non nascondiamoci dietro il fallimento, come se fosse stato inevitabile e se ora non ci potessimo fare nulla. Dobbiamo trovare la forza e la determinazione per reagire.
Da dove viene il fallimento, dunque? La risposta è semplice, ma crudele: disponiamo di risorse cognitive troppo povere. Che non ci permettono di capire la società, i mercati e le persone.
Come è immaginabile e giustificabile che esista un Amministratore Delegato o un imprenditore che non disponga delle conoscenze e delle metodologie di strategia d’impresa? Come è giustificabile che queste conoscenze siano sconosciute anche al suo CFO? Come è immaginabile e giustificabile che esista un Direttore Risorse umane ed Organizzazione che non conosca le dinamiche di sviluppo delle persone e delle organizzazione? Come è giustificabile che questi signori non solo non  dispongano di queste conoscenze, ma si difendano da tutti coloro che volessero, con umiltà, rendergliele disponibili. E lo facciano con scuse banali come la pressione delle urgenze, quelle urgenze derivate proprio dal provare a gestire socialità (gli stakeholders), mercati e persone senza disporre delle conoscenze per farlo?
Il fatto che disponiamo di risorse cognitive troppo povere e non vogliamo rinnovarle, ci costringe a cercare di giustificarci in una tristissima pretesa prometeica: ma io non ho bisogno di risorse cognitive nuove. La mia abilità, il mio carisma, la mia esperienza mi permettono di capire tutto e saper gestire tutto senza aggiungervi conoscenza. Ma è un tradimento verso il futuro. Perché non è vero! E’ solo una scusa per mantenere un ruolo sociale posto ben pagato, ma che non meritiamo in nessun modo.
Buttiamo all'aria tutto questo, possiamo ancora riuscirci. Cominciamo ad andare alla ricerca di quella conoscenza che, sola, ci potrà permettere di riscattare tutta una generazione. Chi non fosse d’accordo, guardi nel profondo degli occhi i propri figli. Lì troverà sia il rimprovero che la richiesta di cambiamento più profondo nei nostri confronti.



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