"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

mercoledì 7 novembre 2012

Per un’etica della conoscenza


di
Francesco Zanotti

Questo post vuole avviare un processo di costruzione sociale di un’etica della conoscenza a servizio di consulenti di direzione e manager. Io credo che la costruzione di un’etica della conoscenza possa avvenire, soprattutto in Italia, Paese esperto di Rinascimenti (di metodologia e pratica di Rinascimenti) e da sempre terra di mezzo tra civiltà. Il dotare la consulenza italiana di un’etica della conoscenza le darebbe un “vantaggio competitivo” a livello internazionale.

Questo post intende offrirsi come assolutamente iniziale e provvisorio appunto per cominciare a costruire un’etica della conoscenza.

Esiste uno stato dell’arte della conoscenza strategico-organizzativa e della conoscenza umana (scienze naturali ed umane) che dovrebbe costituire il background comune di tutti coloro che si propongono come consulenti di direzione.
Ogni proposta culturale o di servizio al management che opera all'interno delle imprese dovrebbe fare riferimento allo stato dell’arte, a livello internazionale, della conoscenza strategico-organizzativa. Potrebbe anche riferirsi ad una singola scuola di pensiero (credo che sia rischioso riferirsi ad un solo Autore), ma dovrebbe specificare perché trascura o contesta le altre. Ovviamente potrebbe anche proporre una nuova scuola di pensiero, ma non senza indicarne gli elementi di novità rispetto allo stato dell’arte della conoscenza. Noi ci stiamo impegnando a costruire una sintesi della cultura strategico-organizzativa a livello internazionale che possa fungere da riferimento sia per consulenti che per manager. Per i consulenti come base per andare avanti a costruire ulteriore conoscenza. Per i manager come griglia di valutazione delle proposte che ricevono.

Ogni proposta (culturale o di servizio) dovrebbe fare riferimento alla visione del mondo che la ispira. Una possibile macro-griglia di riferimento potrebbe essere la seguente: si usa una visione del mondo classica (il mondo esiste fuori di noi e indipendente da noi), post-moderna (ogni nostra costruzione mentale è interpretazione contestuale) o quantistica (noi siamo costruttori di mondi che scegliamo tra gli infiniti mondi possibili).
L’esperienza è un capolavoro personale, l’opera d’arte della vita di ogni uomo, ma non dovrebbe essere considerata una base sufficiente per una proposta di servizio.
I “mestieri” di manager e consulente sono radicalmente diversi. E difficilmente intercambiabili.
Il consulente fornisce risorse cognitive e metodologiche (fornisce conoscenza), il manager usa questa conoscenza per ottenere risultati. Meglio: per ottenerli insieme alla sua organizzazione con la quale condivide la conoscenza di riferimento (che ha scelto e che continua a rinnovare grazie al lavoro di ricerca dei consulenti) perché i risultati di un gruppo sociale (come una organizzazione) non sono mai ottenuti da un singolo individuo.
La ricerca continua è un dovere professionale di ogni consulente che dovrebbe almeno una volta l’anno produrre un rapporto che descriva il suo contributo specifico allo sviluppo della conoscenza strategico-organizzativa. Questo rapporto dovrebbe essere il metro di giudizio che su di lui si fa il mercato.

Rileggendo questi primi appunti non può non saltare all'occhio che si tratta di principi che sono già riconosciuti in ogni professione… Un fisico, un ingegnere, uno psicoanalista (così per scegliere tre professioni non certamente omogenee) condividono la convinzione che esista una conoscenza sociale di riferimento che debba costituire il background della professione e tutto il resto …

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