di
Francesco Zanotti
Il problema che
voglio affrontare è quello del ”capire” l’organizzazione. Il capire non può
essere semplicemente un “leggere” oggettivo. Un paio di mille anni di
ermeneutica ci hanno insegnato che il leggere è, almeno, interpretare. Anche
molto di più, a dar credito alla fisica quantistica che è quel gruppo di
conoscenze che permette a tutti noi di usare i computer che servono a scrivere,
inviare, ricevere, “leggere” (un leggere che è sempre interpretare).
Ma fermiamoci all'interpretare.
E poniamoci il problema,
credo interessante, di interpretare l’organizzazione.
Per affrontarlo …
ascoltiamo Agostino, Vescovo di Ippona … Heidegger sostiene che Agostino ha
costruito la prima proposta ermeneutica di “spessore filosofico” e non
meramente filologico.
Agostino,
sostiene che ogni testo è parola esteriore, quella fissata in un manufatto che
rende, appunto, manifesto il testo. Ma è anche parola interiore. La comprensione
di un testo è profonda solo se si arriva a comprendere la parola interiore che
l’ha generato. Per arrivare a comprendere la parola interiore è necessario un
contesto di carità. Lasciamo stare il fatto che Agostino sta cercando di
comprendere lo schema teologico dell’Incarnazione. Ma arriviamo e fermiamoci all'organizzazione.
Essa è certamente
costituita da un manufatto esteriore: l’organizzazione formale. Ma è anche
fatta da una identità interiore: l’organizzazione informale che ne costituisce
la parola profonda, originaria. che non può essere esaurita da nessun testo, da
nessuna formalizzazione. E’ da questa identità interiore, dunque profonda, che
scaturiscono i comportamenti delle persone che costruiscono un’altra
organizzazione visibile: quella visibile ad esempio da clienti e stakeholders.
Se Agostino ha
ragione, per comprendere l’identità profonda, la parola interiore, di una
organizzazione occorre un contesto di carità.
Fuori di metafora
(ma è davvero solo una metafora?) per comprendere (io dico: per costruire) l’organizzazione
informale occorre che chi vuole comprendere, almeno, si immerga profondamente (ma
l’immergersi profondamente non può che generare amore o il suo contrario: l’odio)
nella organizzazione informale. E questo non può essere fatto attraverso report
ricchissimi di numeri, ma privi del tutto di anima.
Occorre arrivare
all’identità interiore, alla parola profonda. Quella che Steve Cummings, docente
di strategia alla Wellington School of Management, definisce l’Ethos di una
impresa…
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