di
Francesco Zanotti
Il management è fatto di
mode che nascono irragionevolmente, si diffondono altrettanto irragionevolmente.
E, poi, finiscono per intasare gli spazi formativi, senza ovviamente, influire
sulla capacità di generare cassa delle imprese.
La resilienza è una di
queste: siamo arrivati al punto che essa è osannata da tutti e sembra una
tragedia se nei programmi formativi non vi è almeno un corso sulla resilienza.
Ora, seguendo mode non si
costruisce sviluppo, per definizione.
Non lo si costruisce a
maggior ragione oggi, quando stiamo vivendo una crisi di significato. Infatti,
una crisi di significato potrà essere risolta solo le imprese riusciranno a
proporre una nuova generazione di prodotti e servizi perché quelli attuali
hanno stufato sia l’uomo che la Natura. Ma se le imprese cercando di essere
resilienti, cioè capaci di resistere alla cattiva sorte si va nella direzione
opposta: il tentativo di preservare l’identità strategica attuale delle
imprese. Conservazione, appunto
Mi si potrò obiettare cercando
di allargare il concetto di resilienza. Ma, allora si opera una truffa
semantica. Si costruisce una nuova parola valigia che contiene tutto e il
contrario di tutto. In modo che tutti possano usarla come piace a loro. Perché truffa?
Perché, quando si apre la valigia che è diventata quella parola, la si trova
vuota di significati.
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