di
Francesco Zanotti
Come il lettore può vedere, a lato di questo
post vi è l’invito alla presentazione del libro di Hans George Moeller sul
pensiero di Niklas Luhmann che abbiamo tradotto (Lorenzo e Luciano Martinoli) e
commentato in una appendice (il sottoscritto).
Il sottotitolo potrebbe essere, davvero “Una
battaglia contro le sciocchezze”.
Partendo dal pensiero di Luhmann e aggiungendo
il pensiero quantistico abbiamo scoperto che tutta una serie di convinzioni
su cui fondiamo teoria e prassi manageriali sono banalmente sciocchezze.
Proviamo ad elencarne alcune.
Innanzitutto il parlare di complessità sta
diventando retorico e banale. Andava bene una trentina d’anni fa. Oggi dobbiamo
cercare di capire quali sono le caratteristiche strutturali dei sistemi umani.
Che certamente non sono semplici, ma certamente non si possono liquidare
definendoli “complessi”.
Parlare e ricercare “competitività” è come urlare “fermate il mondo che voglio scendere”.
Cioè: le strategie competitive sono solo strategia di conservazione.
Il “cambiamento”
è una paradigma incomprensibile: come faccio a sapere come cambiare le persone
e le organizzazioni se non le so descrivere? Se non so come sono?
Le analisi
che pensiamo ci rivelino come è fatto il mondo esterno, mentre non possono che
analizzare solo l’analizzatore.
Il mito dei talenti
che è tanto scientificamente infondato quanto praticamente inconcludente, se
non dannoso.
Potrei continuare, ma non voglio privare i
lettori del gusto di scoprire dal vivo, durate la presentazione del libro, tutte
le sciocchezze che abbiamo scoperto e che, purtroppo, fondano ancora il
pensiero e la prassi manageriale mainstream.
Ovviamente poi avanziamo anche una proposta …
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