di
Francesco Zanotti
Angelo Panebianco presenta un libro di Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri
sull’eterno problema della burocrazia. “Tutto sbagliato, tutto da rifare”
direbbe Bartali.
Il libro è “I Signori
del tempo perso. I burocrati che frenano l’Italia e come fare a sconfiggerli.”,
edito da Longanesi.
Perché “Tutto sbagliato,
tutto da rifare”?
Le ragioni sono così
tante che riesco ad elencarne solo alcune. Ho scelto quelle che mi sembrano più
rilevanti per le organizzazioni in senso generale.
La prima è che non ha
senso metterla sul piano etico: si veicola l’idea che la burocrazia non funziona
perché i burocrati sono “cattivi”. La burocrazia, invece, è solo un sistema
sociale e, come tale, autopoietico, quindi capace di vita propria e in
accoppiamento strutturale con l’ambiente esterno. Più semplicemente: i
comportamenti messi in atto dalla burocrazia (ma anche da qualsiasi altro sistema
sociale, dal gruppo dei Top manager, ai Consigli di amministrazione, alle
assemblee di condominio) sono dettati dalle logiche interne del sistema. Detto
al contrario: i sistemi sociali, tutti i sistemi sociali, non possono essere
finalizzati a logiche esterne. Solo le macchine possono essere rese funzionali
a logiche esterne. In sintesi, quindi, non bisogna prendersela con i burocrati perché
anche voi che criticate, se foste al loro posto, vi comportereste secondo le
stesse logiche. E la dimostrazione è immediata: il sistema sociale costituito
dagli economisti ha costruito una “scienza” che ha senso solo all’interno di
questo sistema, ma diventa priva di senso per chi di quel sistema non parte. Soprattutto
non c’entra nulla con la realtà economica che sta, evidentemente, fuori del loro
sistema.
La seconda è che le
soluzioni proposte per “sconfiggere” i burocrati sono sbagliate perché sono
figlie della sistemicamente irragionevole colpevolizzazione dei burocrati. Non
ve le racconto per ragioni di spazio e perché preferisco la proposta alla
critica. E la critica che ho già fatto è più che sufficiente. La proposta è
molto semplice: occorre entrare nel sistema burocratico. In pratica, occorre
affidare alla burocrazia stessa il compito di riprogettarsi. L’unica avvertenza
è quella di fornire ai burocrati nuove risorse cognitive per realizzare questa auto-progettualità.
E’ l’uso di nuove risorse cognitive che garantisce che i burocrati non se ne escano
con la conferma della situazione attuale. Quali nuove risorse cognitive? quelle
che permettono di conoscere le dimensioni informali delle organizzazioni.
Quello che ho detto,
vale per ogni tipo di cambiamento. Funziona solo il processo di auto-progettazione
“empowerato” con il fornire nuove risorse cognitive. Il resto è solo resistenza.
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