"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

lunedì 16 gennaio 2012

Tragedia Costa, Sicurezza e fattore umano: praticamente non ne sappiamo nulla.


di
Francesco Zanotti
Francesco.zanotti@expoconoscenza.org f.zanotti@cse-crescendo.com francesco.zanotti@gmail.com

Si sta scoprendo che il fattore umano è la causa di una grave tragedia, ma non si approfondisce il tema: è il tallone di Achille.
Il problema, a mio avviso, è che oggi non esistono le conoscenze per capire il ruolo del fattore umano e le metodologie per gestirlo. Chi sostiene il contrario è, almeno, poco informato.
Io credo che la inevitabile strada da percorrere, per costruire una nuova sicurezza non solo nelle navi, ma in ogni dove, sia quella di avviare un grande progetto di ricerca per capire il ruolo del fattore umano e come gestirlo. Noi abbiamo predisposto un primo documento che descrive la complessità del fattore umano: potrebbe essere un buon punto di partenza per questa ricerca. Partendo da questo documento, e da eventuali sui approfondimenti, occorre andare ad esplorare lo stato dell’arte delle conoscenze e delle metodologie di gestione e sviluppo delle persone, delle organizzazioni, della sicurezza e dello stress da lavoro correlato. Da ultimo, occorre costruire una sintesi che dovrebbe fornire ad una nuova generazione di professionisti gli strumenti fondamentali per costruire una nuova sicurezza. A questo progetto di ricerca chiamiamo a partecipare tutte le imprese che hanno il desiderio di costruire una nuova sicurezza, compagnie di assicurazione comprese.
Questo progetto potrebbe diventare un archetipo di una nuova stagione di ricerca che permetta finalmente di capire i processi di evoluzione dei sistemi umani e permetta di sviluppare nuove metodologie per gestire questi processi di sviluppo autonomo.


1 commento:

  1. Una fabbrica del divertimento non è, e non deve essere molto diversa da un altro tipo di fabbrica.
    Anche per un’azienda galleggiante in cui sembra obbligatorio divertirsi e non pensare a nulla devono essere rispettate e seguite le comuni norme di organizzazione e gestione del personale di una normale fabbrica in cui non si producono “sorrisi”; perché finchè va tutto bene, va tutto bene!
    Ma quando le cose si complicano, è lì che un sistema organizzato deve dare il meglio di se…è stato così per la Nave Costa?
    Ho sentito già dire tante cose, molte non chiare o non vere su questa vicenda ma una cosa è certa: il personale a bordo è numerosissimo, multirazziale e multilingue; nel momento dell’emergenza cuochi filippini o elettricisti russi si sono dovuti improvvisare marinai e guidare le scialuppe verso riva con non poche difficoltà; tutto normale?
    Un incidente in un mare tranquillo come il tirreno, in un tratto tra un’isola ed una penisola, a circa cento metri dalla riva, può portare morte? La caccia tipicamente italiana al capro espiatorio, le soluzioni a posteriore di vietare l’inchino alle navi da crociera, toccano realmente il noccio del problema? Io credo che Schettino o no, scoglio o no, non sia accettabile morire in questo modo nella “fabbrica del divertimento”.

    Fabrizio

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