di
Francesco Zanotti
Oggi la patente
di innovatore in campo manageriale non la si nega quasi a nessuno … E’ come il
titolo di “Dottore” elargito dal parcheggiatore o dal ristoratore: basta avere
giacca e cravatta … Anzi: nessun consulente lo nega a se stesso. Chi sostiene
di non essere un innovatore?
Ed allora
viviamo in flusso continuo di innovazioni? Che criterio abbiamo per
scegliere le vere innovazioni?
Ho provato a rispondere a queste domande.
Innanzitutto,
occorre riconoscere che la maggior parte delle proclamate “innovazioni” sono
sogni solipsistici. Per carità: nascono anche da nobili istanze diffuse (es. la
proposta di valorizzare le dimensioni soft dell’organizzazione) , da qualche “scoperta”
interessante (es. i neuroni a specchio), contengono certamente spunti pregevoli
(proposte di partecipazione diffusa), ma sono solo innovazione puntuali,
locali.
Gli innovatori,
però, non colgono questa “parzialità” ed esagerano. Si aggrappano a qualcuna di
queste innovazioni locali, la generalizzano, la caricano del misticismo tipico
dei neofiti e partono per la tangente della enfatizzazione: il mio metodo
unico, esclusivo.
Certo a loro
sembra unico ed esclusivo perché prima di elaborarlo non lo conoscevano e,
soprattutto, perché non lo confrontano con la conoscenza esistente.
Come se oggi
qualcuno leggesse il famoso articolo di Einstein “Sull’elettrodinamica dei
corpi in moto” dove presenta la relatività ristretta e provasse a
generalizzarlo costruendo una sua teoria della gravitazione senza conoscere,
che ne so, il calcolo tensoriale. Certamente costruirebbe una cosa che ancora
non c’è, ma difficilmente passerebbe alla storia.
In questo quadro
cosa si può fare? La mia proposta è la seguente ...
Per favorire la
capacità del manager di valutare l’innovazione che gli/le viene proposta stiamo
predisponendo una mappa dello stato dell’arte, a livello internazionale, delle conoscenze
strategico-organizzative.
Crediamo che
questa mappa serva non solo a valutare le innovazioni, ma anche a individuare i
programmi di ricerca più promettenti per migliorare lo stato dell’arte attuale.
E delineare la responsabilità non solo dei consulenti, ma anche dei manager,
nel portarli avanti. Dopo tutto la conoscenza strategico-organizzativa è la
risorsa fondamentale per governare i processi di sviluppo delle organizzazioni
complesse. Dotarsi, anzi, partecipare a sviluppare una nuova conoscenza
strategico-organizzativa significa dotarsi della risorsa competitiva più
pregiata.
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