"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

venerdì 29 marzo 2013

Capitolo 7: Struttura ed evoluzione della organizzazione informale

di
Luciano Martinoli

Dopo aver illustrato la "forma" inusuale, quella quantistica, dell'organizzazione informale e di come essa è dotata di vita proprio, evolvendo di continuo, rispondiamo ad un impellente, e forse anche inquietante, interrogativo: cosa accade se non faccio nulla, se lascio che evolva come vuole e crede?
Detto meglio: quali sono i processi di evoluzione autonoma della organizzazione informale, così determinante per i comportamenti?
E per finire: il "change management" ha un fondamento, almeno logico, nell'affrontare il tema?

A richiesta verrà inviato il capitolo.

4 commenti:

  1. Alla lettura del capitolo 3 mi sono imbattuto nella parola archetipo...la aspettavo dal capitolo 1.
    Spietata e fredda analisi della "gestione" dei processi di relazione. Il paragone proposto tra la sovranità del popolo che si esplica nella sola possibilità di nominare la classe dirigente, non serve sottolinearlo ma mi tocca, è ciò che di più attuale esiste e si tocca con mano almeno dall'inizio del secolo (in effetti da tempi storici). L'assenza di classe dirigente (in questo caso politica) trova la sua conferma nell'assenza di sovrapposizione tra gli "eletti" e la loro funzione: la "capacità di dirigere". Lo scollamento fra la "pseudo-leadership" e l'oggetto (il benessere della gente) del management è palese.
    Sono fermo al capitolo III, per ora mi sto facendo un vocabolario di alcune parole che usavo senza conoscerne il significato, primo passo.
    Sull'inno all'anarchia ho avuto un momento di esaltazione...da te immediatamente stoppato in fase nascente. Pensavo di essere già arrivato alla soluzione, per indole, genetica o per isolamento del pensare (una delle tre cose fondamentali...).
    Non so come finirà questa "evoluzione", mi aspetto solo che l'orientamento strategico alla leadership che spesso coincide con "manipolazione" venga escluso.
    Ciao Luciano
    attilio

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    Risposte
    1. Posso fare qualche anticipazione...
      Non farò certamente alcuna lode della leadership. E' una delle parole che credo vadano abolite insieme a motivazione, comunicazione, formazione, negoziazione che fanno parte delle armi spuntatissime degli illusi della manipolazione
      F. Zanotti

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    2. Tra le parole da abolire aggiungerei anche "concreto" e "pratico".
      Tra le parole da adottare "teoria" (questa sconosciuta!).
      Stefano Pollini

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  2. Molto interessante il riferimento, penso a Maturana e Varela, quando si parla di “accoppiamento strutturale”.
    Chi racconta il proprio ruolo all’interno di un’organizzazione, propone non solo una rappresentazione dell’organizzazione stessa, ma anche una teoria dell’azione professionale, riflesso della cultura dell’organizzazione che vive e che si renderà visibile nella scelta del come e cosa descrivere. Le organizzazioni hanno a che fare con i significati, non preesistono all’azione ma sono intreccio di azioni che generano sistema; i significati definiscono equilibri che vengono percepiti come “organizzazioni”, esistono perché gli attori si comportano come se avessero valore di esistenza. La costruzione del significato non è solo il prodotto di un posizionamento, ma anche il modo con cui tale posizionamento prova a riprodurre se stesso nella dimensione dialettica dello scambio discorsivo.
    Chi ascolta, d’altra parte, non si limita a ricevere e commentare un testo già fatto, ma interagisce con la storia raccontata a partire dai propri modelli interpretativi.
    Una tale prospettiva implica la rinuncia alla referenzialità del discorso come dato su cui costruire le proprie ipotesi interpretative e riconoscere la condizione per cui ciò che il resocontante dice o fa, deve essere inteso non come significante di uno stato del mondo ma come modalità di simbolizzare i contesti in cui vive. Gli attori costruiscono emozionalmente una rappresentazione del senso della loro azione, lo sviluppo nasce da una co-costruzione di senso. In quest’ottica la funzione di implementazione nella costruzione di sviluppo non può limitarsi alla formulazione di ipotesi su come affrontare i “casi problematici”, ma deve essere, a mio avviso, concepita come opportunità di praticare una funzione riflessiva nei termini di un sistematico superamento dei vincoli che le dimensioni simboliche istituite, pongono alla possibilità di generare nuovo senso, riconcettualizzando le varie situazioni in oggetti di lavoro tesi a potenziare l’incontro con l’ambiente.
    Cordialità e buon lavoro!
    Silvia Sammarco

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