di
Francesco Zanotti
Credo che molti manager stiano percependo
sulla pelle l’aumento delle “grane”.
Le possibili interpretazioni di questo
fenomeno sono due. Scelga il lettore quale preferisce.
La prima.
Le “grane” nascono da due “minacce”. La crisi esterna sta generando la perdita
della capacità di produrre cassa delle imprese. Il tentativo di recuperare
passa dallo stressare le persone (lavorare di più e prendere meno). Ma le
persone cercano di “resistere” e, quindi, le grane aumentano.
Se si sceglie questa interpretazione,
forse, si gratifica l’io di qualche manager a vocazione prometeica o con il
gusto di “portare pace”. Lo si tranquillizza perché non deve imparare nulla di
nuovo. Ma solo fino a che non suona il campanello (che purtroppo molti manager
stanno sentendo) del “tutti a casa”: l’impresa scompare sotterrata da crisi
esterne ed interne.
La seconda.
Le minacce sono solo la causa del rifiuto di opportunità. La crisi esterna è il
segnale che i prodotti e servizi attuali sono invecchiati, interessano sempre
meno ed emerge antropologicamente la voglia di un nuovo sistema di prodotti e
servizi. Le imprese hanno difficoltà ad immaginarli e perdono, conseguentemente,
la loro capacità di generare cassa. Se, per tentare di controbattere questo
fenomeno, i manager stressano le persone (che avrebbero, invece, una gran
voglia di partecipare a progettare nuovi prodotti e servizi) allora auto generano
le grane che poi dovranno risolvere.
Se può interessare, tutte le scienze
naturali ed umane suggeriscono la seconda interpretazione. E ragionandoci su,
si scopre che suggeriscono anche cosa deve fare, di diverso dal manager che
gestisce grane, il manager che vuole costruire sviluppo. Invece di stressare
efficienza deve stimolare e sintetizzare progettualità. In questo secondo caso
dare un’occhiatina a cosa dicono le scienze naturali ed umane diventa
importante.
Di fronte a queste due interpretazioni, poi
… decida il manager. Se continuare a considerare le grane come occasione di
identità e di difesa verso la conoscenza.
Oppure rischiare la via della conoscenza
che, tra l’altro, viene incontro anche ai suoi certamente vivissimi desideri di
una nuova profondità della vita e della professione. Il Poeta avrebbe , forse, scritto:
“assunti non foste a gestire grane, ma per seguire la virtù dello sviluppo
attraverso la via della conoscenza”.
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