"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

martedì 29 aprile 2014

Banane e dissonanze cognitive

di
Francesco Zanotti


Un fatto e la morale.
Tutti conoscono il fatto. Dani Alves ha mangiato la banana che gli era stata lanciata come gesto di disprezzo. Così facendo ha semplicemente cancellato il significato razzista del gesto. Ed ha eliminato quel comportamento. Nessuno considererà più il lancio della banana come atto di disprezzo.
La morale. Il gesto di Dani Alves è l’applicazione originale di una teoria che si chiama “dissonanza cognitiva” elaborata da Leon Festinger già negli anni ’50. Non credo che Dani Alves la conoscesse. Ne ha intuito il senso.
Forse anche qualche manager o qualche politico ne intuisce il senso e lo usa. Ma non sarebbe meglio che tutti i manager e i politici conoscessero questa teoria? Così da usarla più compiutamente e più efficacemente?

La nostra battaglia fondamentale è per il riconoscimento del ruolo della conoscenza. La dissonanza cognitiva non è ovviamente tutto il mondo. Vi è un patrimonio intero di nuove conoscenze che potrebbero essere utilissime. Perché non usarle? Eticamente: come si giustifica il diritto a non usare la conoscenza esistente? Di più: come si giustifica il rifiuto a investire nella conoscenza?

2 commenti:

  1. Caro Francesco, questo fatto però può giustificare anche il mancato investimento in conoscenza. L'importante non è conoscere la teoria, nè Leon Festinger che molto probabilmente Dani Alves non conosceva, ma agire. E quanti invece conoscevano Leon Festnger e non hanno prodotto nessuna "dissonanza cognitiva"?
    Siamo sicuri che conoscendo questa teoria la useremmo più compiutamente e più efficamente?
    Dopotutto un manager potrebbe dire: tante certe cose le intuisco lo stesso. Non mi serve mica sapere la teoria gravitazionale per sapere che le cose tendono a cadere verso il basso.

    Sia chiaro che per per me l'investimento in conoscenza è prioritario, ma non mi pare convicente questo esempio, e mi pare un po' semplicistico il passaggio "se conosco allora agisco in modo diverso".

    Stefano

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  2. Grazie del commento ..
    Certo per conoscere che la mela cade, basta guardare. Ma se voglio sapere esattamente come cade, quale è l'energia alla fine della caduta devo conoscere la teoria. Soprattutto se voglio governare il comportamento della mela (di una navicella spaziale ad esempio) devo conoscere la teoria. Il manager per definizione deve governare il meglio possinile, quindi deve cercare la teoria migliore possibile. Il miglioramento della teoria permette prestazioni di governo maggiori. Tornando alla gravità con la teoria della gravitazione di Newton mando una navicella sulla luna, ma non riesco a fare funzionare un GPS: mi serve quella nuova teoria della gravità che è la relatività generale.
    In realtà ogni manager usa una proprio teoria organizzativa personale, ma è del tutto ingenua e non tiene in alcun conto delle conoscenze disponibili. il dilemma non è tra conoscenza sì o conoscenza no. Il dilemma è tra conoscenza banale e conoscenza avanzata. Se vuoi porre le cose in altro modo, la differenza è tra professionisti che usano le migliori conoscenze disponibili e dilettanti che non le conoscono. E sono costretti a limitarsi a guardare le mele cadere. Al massimo smanacciano nell'aria per cercare di prendere la mela mentre cade. Da quanto si vede in giro con scarso successo. Absit injuria verbis ... :-)

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