di
Francesco Zanotti
Provo a mettermi nei panni di un top manager che voglia comprare conoscenze, metodologie e servizi che lo aiutino ad aumentare l’efficienza e l’efficacia della sua organizzazione. Si trova di fronte ad una diluvio di proposte “spezzettate” veramente insostenibile. Vere e proprie aggressioni commerciali.
E’ invitato ad attivare
progetti che riguardano singole issue organizzative:
la qualità, l’efficienza, la sicurezza, il benessere, l’etica, i rischi. Ognuno
gli dice che l’issue di cui è esperto è decisiva. Ed anche il manager riconosce
che lo sono
E’ invitato ad attivare corsi di formazione che riguardano le più diverse issue a livello
personale: insegnare a gestire le emozioni, diffondere competenze
manageriali (che possono anche essere moltissime), curare lo sviluppo di sistemi
di valori condivisi, generare fiducia.
E’ invitato ad usare le tecniche manageriali più disparate. Dalle 5S allo storytelling, al
teatro, ai diversi management “puntati” (il management 2.0, poi 3.0 … etc.)
Intendiamoci, tutte queste proposte hanno una parte di
senso, ma nessuna è una risposta complessiva. E non sono integrabili. Anzi,
spesso nascono da visioni del mondo, non esplicitate, ma incompatibili.
E, anche se fossero
integrabili in teoria, non lo sarebbero in pratica. Mica si può fare tutto
insieme. Mica si può smettere di perseguire i risultati aziendali (occorre
produrre, erogare servizi, vendere acquistare), per occuparsi di issue pur
importanti.
Anche perché il legame tra il perseguimento di queste
issue e i risultati aziendali è certamente sbandierato, ma non casualmente
esplicitato. Ognuno di questi progetti ha obiettivi auto riferiti: l’issue che
vogliono perseguire è il loro obiettivo. I diversi progetti, corsi non hanno obiettivi
complessivi aziendali. Gli obiettivi aziendali, dicono gli specialisti che li
propongono, seguiranno inevitabilmente, ma non sanno dire come, quando a che
costi complessivi.
Il risultato di questa situazione non serve a nessuno.
I manager sono costretti a scegliere le cose di cui
occuparsi in base ai guai. Si cerca
di sistemare l’issue che in quel particolare momento è più critica. Ovviamente le
issue trascurate non mancheranno di diventare critiche anche loro. Ed allora la
vita aziendale è un rincorrere di urgenze crescenti.
Le tecniche manageriali vengono allocate sempre di più
nella categoria “nice to have”. Cose da tempi di vacche grasse.
I
consulenti vengono, per forza di cose, allocati nella categoria “disturbatori”.
E’ così, come si dice, si butta il bambino (le proposte veramente decisive) con
l’acqua sporca di mille proposte ingestibili.
Vogliamo
provare a cambiare questa situazione?
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