di
Francesco Zanotti
Siamo alle ultime note
(colori, attimi … quello che il lettore preferisce) dell’estate 2015.
Prima di tornare nella routine,
immagino che ogni manager si costruisca un proprio progetto, percorso,
obiettivi. Cioè decida come essere diverso. Per essere più essere umano (e,
quindi, più efficace) sul lavoro.
Poiché siano alle ultime
note, attimi e colori, ma l’estate non è ancora finita, suggerisco un librettino
che sta in edicola da quindici anni “L’immateriale” di Andrè Gorz (Bollati Boringhieri).
Cito solo un paio di frasi che aprono una via per essere diversi.
“Non si sa più definire le mansioni
in modo oggettivo”.
“Poiché il modo di assolvere
le mansioni non può essere formalizzato, nemmeno può essere prescritto.”
Anche solo queste frasi (ma
il librettino è molto più ricco, ovviamente) pongono una domanda ineludibile,
che reclama che noi si diventi diversi: ma se esse sono vere, cosa significa “governare”,
“cambiare” (maneggiare, insomma) una organizzazione?
Le risposte che abbiamo
(dalla leadership giù fino alla motivazione) sono solo sciocchezze scientifiche.
Come sono prassi di governo dannose quelle che ne conseguono: dalla formazione
ai cantieri di cambiamento.
Davvero usiamo qualche nota,
attimo, colore dell’estate per leggere e riflettere. E per convincerci, per
nostro orgoglio personale e per il bene dell’imprese che governiamo, che i
manager sono (debbono diventare, se non lo fossero) uomini e non caporali, come
quelli interpretati da Paolo Stoppa nel celeberrimo film di Totò.
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