Egr. Presidente Abramo
E' la prima volta che il convegno annuale AIDP si occupa di un tema di strategia aziendale. Nelle edizioni precedenti, almeno dai titoli, si aveva la sensazione che la direzione del personale fosse chiamata a fare cose "a prescindere" da ciò che faceva l'azienda, dal suo stato di salute, dalle sue "intenzioni" di business. La dimensione caratterizzante era, ma in molti casi lo è ancora, quella “tecnica” delle relazioni industriali, dell’amministrazione del personale, del reclutamento e delle dismissioni, insomma della “manutenzione” ordinaria e straordinaria dell’organizzazione, buona per tutte le stagioni e per tutte le dimensioni aziendali.
Finalmente, dunque, oggi si parla di Strategia. Era ora.
Desidero però fare un "rilancio" al suo invito al convegno e al tema trattato.
E’ importante iniziare a comprendere il tema della strategia e dei suoi linguaggi di rappresentazione. Peccato non averlo fatto preparando il convegno con approfondimenti specifici sull’argomento. Si sarebbe scoperto, ad esempio, che la competitività è una delle possibili strategie, la peggiore, laddove ve ne sono anche altre. Così come si sarebbe potuto apprendere che la ricerca nel settore della strategia inizia ad investigare che, guarda caso, sono proprio le persone dell'organizzazione che possono ispirare le strategie aziendali (come un recente articolo McKinsey segnala o come, ancor più puntualmente, riporat questo articolo apparso sulla rivista internazionale Emerald a proposito proprio di una esperienza italiana di qualche anno fa: l'ATM di Milano ). Dunque le persone non solo come esecutori di devastanti strategie di competitività (innovazioni incrementali tese all'ipetrtofico miglioramento dell'esistente), ma anche in qualità di progettisti di strategie di innovazione radicale.
Inoltre proprio il governo del processo e della esecuzione della strategia aziendale potrebbe essere quel terreno dove le funzioni del personale possono trovare finalmente il ruolo propositivo che cercano. Esso darebbe senso compiuto a tutte le attività da loro erogate e le farebbe uscire dalla percezione che siano solo i colleghi “di servizio”, coloro che svolgono un lavoro o “sporco” o noioso ma necessario.
Lei stesso inoltre cita la necessità, nel suo videomessaggio, di “coniugare la competitività attraverso le persone" con "il tema piu generale della strategia d'impresa". Ma come si fa a farlo senza conoscere quest'ultima? Non le sembra una occasione da sfruttare il presidio di quell’area di “processo di redazione ed esecuzione” dei piani strategici fatta dalle persone di tutta l’organizzazione, una occasione di riposizionamento della direzione del personale all’interno dell’azienda?
Spero che dal convegno possa emergere la necessità della necessità della “organizzazione che fa la strategia” e aprire un dibattito sul processo di trasformazione culturale che essa comporta (con conseguente ricerca di strumenti, linguaggi, metafore, processi, ecc.).
E’ una strada auspicabile non solo per riposizionare la direzione del personale come funzione “strategica” , aggettivo che oggi ha solo un significato retorico, ma soprattutto per liberare quelle capacità progettuali delle nostre persone troppo spesso invocate ma mai seriamente ricercate.
Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com
Caro Luciano,
RispondiEliminaSe mi è consentito sottoscrivo interamente e con entusiasmo la tua lettera aperta.