di
Francesco Zanotti
Oggi sulla “Domenica” del Sole 24 Ore Carlo Carena presenta la “filosofia traduttiva” di Mario Luzzi.
Sbocconcello
qua e là, un paio frasi. “ … Essa (la traduzione) deriva da una serie
di patteggiamenti a cui vengono sottoposti il testo di partenza e quello di
arrivo.”.
Ed
ancora “ .. (la traduzione) è un inevitabile, barcollante prevaricazione del
primo nel secondo, procurato dal tentativo, necessario, di comunicargli una
nuova attualità.”,
Mi
fermo … ma forse varrebbe la pena di leggere l’articolo di Carlo Carena …
Ma
veniamo a noi. Ed al tema dell’execution. Grande stupidaggine.
Il
testo del futuro di una impresa è il Progetto Strategico. La prima osservazione
è che l’execution non può essere una realizzazione, ma è una riscrittura. Si
può generalizzare: forse il più grande contributo del pensiero post moderno è stato
quello di generalizzare il tema dell’ermeneutica di un testo. Noi proponiamo la realtà della inevitabile ermeneutica dei Testi Strategici.
Se, poi, pensiamo che gli attuali progetti strategici non sono neanche un testo, ma solo
canovacci molto generali che le persone devono interpretare come vogliono,
allora diventa chiara la insensatezza del tema dell’execution: le persone non
eseguono, un progetto strategico, ma lo scrivono sui mercati con i loro
comportamenti.
E’
vero che in alcune parti i progetti strategici sono precisi e si possono
eseguire esattamente, quasi senza interpretazione. Ma, solo, quando si progettano
cose come il buttar fuori persone. Cioè i poeti costruttori della strategia.
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