di
Francesco Zanotti
Non vi sono pratiche “neutre”.
La scelta di separare le attività di cambiamento
dalle attività di gestione, successivamente, di spezzarle in mille rivoli e la
fiducia nelle specializzazioni non sono inevitabili.
Derivano dal sistema di pensiero che sta a
fondamento della società industriale e che ha come archetipo di riferimento la
fisica classica. Purtroppo questo sistema di pensiero, che è una vera e propria
visione del mondo, è adatto a gestire sistemi meccanici e non sistemi umani.
E’ una visione del mondo troppo limitata
per poter parlare e governare l’umano.
Per costruire nuove pratiche, capaci di
guidare le organizzazioni verso un nuovo sviluppo, è allora, necessario usare
un nuovo pensiero.
Per fortuna questo pensiero è già intorno a
noi.
Nel secolo scorso è emerso in ogni ambito
del pensiero e dell’esperienza umana episodi di rottura del pensiero e
dell’esperienza “moderna”.
Due rotture del pensiero vengono dalla
fisica. La Relatività Generale ha
scoperto l’importanza del palcoscenico che gli attori modificano e che
influisce sugli attori. La fisica
quantistica ha scoperto il ruolo creatore dell’osservatore che addirittura
emerge, insieme all'osservato, dal palcoscenico.
Una rottura, in negativo, viene dalla matematica. Godel ha dimostrato che con
il pensiero lineare non si potranno mai costruire teorie che sappiano
descrivere coerentemente e completamente uno qualsiasi dei mondi umani. Mondi
organizzativi, compresi.
Un contributo trasversale è stato fornito
da quel movimento complesso ed un po’ troppo disincantato che si rifà alla
metafora della complessità.
Maggiori speranze sta generando la
emergente cultura sistemica che si pone come sintesi transdisciplinare dei
nuovi modelli e delle nuove metafore che stanno emergendo in tutti gli ambiti
di conoscenza.
Ma anche le scienze umane e le diverse
esperienze artistiche del secolo scorso hanno praticato con passione ed
emozione la rottura del moderno.
Mi permetto alcune citazioni per far sapere
che non siamo i soli a chiedere un nuovo pensiero ed una nuova prassi.
Ecco le citazioni
“Nella mia professione di pittore, facendo
un quadro con un taglio, non voglio fare un quadro: apro uno spazio, una
dimensione nuova nell'orientamento delle arti contemporanee.”
“Passa l’infinito da lì, passa la luce. Non
c’è bisogno di dipingere.”
Lucio Fontana
Zygmunt Bauman
contro le specializzazioni
“Come il grande antropologo Fraderick Barth
ci insegnò tanto tempo fa, non vengono tracciati confini a causa delle
differenze, ma succede il contrario: le differenze vengono cercate avidamente e
solitamente trovare o inventate nonché zelantemente registrate perché i confini,
una volta tracciati, richiedono fortificazioni e legittimazione.”
Zygmunt Bauman
“La scienza della libertà. A cosa serve la
sociologia” Edizioni Centro Studi Erickson Pag. 33
Milan Kundera e
la metafora del sipario
Un sipario magico, intessuto di leggende,
era sospeso davanti al mondo. Cervantes mandò don Chisciotte in viaggio e
strappò quel sipario. Il mondo si apri davanti al cavaliere errante in tutta la
comica nudità della sua prova.
Milan Kundera “Il Sipario” Adelphi pag.
104.
Nessun commento:
Posta un commento