...ma i manager lo sanno?
di
di
Luciano Martinoli
E' disponibile, nella sua versione finale, il III Rapporto sul Rating Business Plan aziende FTSE MIB e STAR. In documento separato (Redigere e valutare Business Plan) è accessibile la descrizione del "modello" rispetto al quale si è fatto il rating, frutto del lavoro di ricerca da noi effettuato sullo stato dell'arte della Strategia d'Impresa e non solo, e il processo stesso di rating.
Questo Rating di Business Plan allora è una vera e propria Due Diligence Strategica di tali imprese. Detto in altri termini è la misura della "voglia di futuro" delle principali aziende italiane.
Quale è stato il ruolo che hanno avuto le persone in questi progetti?
E, da qui, è possibile capire che contributo hanno dato i responsabili del personale a tale importante attività aziendale?
Al posto di headquarter che dettano una strategia basata su 'analisi, previsione e deduzione' lo scopo dovrebbe essere definire le 'condizioni ottimali per favorire il continuo emergere di strategie superiori attraverso un processo adattivo- o evolutivo. In termini concreti, questo significherebbe dare maggiore responsabilità per la strategia alle persone della periferia dell'azienda, le truppe a contatto quotidiano con clienti, concorrenti e le condizioni cangianti del mercato. Essi dovrebbero essere incoraggiati nel sondare e sperimentare, anche se questo significhi occasionali fallimenti, e le loro scoperte alimentare continuamente all'indietro i centri della corporate per incorporarle nella sua coscienza strategica.
e più avanti aggiunge
immaginare come potenziare la strategia di una impresa con la massima energia e immaginazione disponibile dalle sue persone.
Queste conclusioni partono dalla consapevolezza (finalmente) che la strategia dell'impresa la fanno quotidianamente tutte le persone dell'organizzazione, in maniera consapevole o meno, attraverso i loro comportamenti.
O si interviene su di essi, creando le condizioni che si dicevano prima, oppure qualsiasi esercizio di progettazione strategica, che deve generare come risultato un miglioramento dei risultati economici (primi fra tutti la cassa), è vano.
Se volete è un riconoscimento e la scoperta dello stretto legame che c'è tra comportamenti delle persone e i risultati dell'azienda in cui lavorano.
Tornando ai quesiti iniziali, cosa abbiamo scoperto a tale proposito effettuando questi Rating? Al di là di una povertà media di linguaggio descrittivo per la parte tecnica di Strategia d'Impresa abbiamo trovato... nulla (o quasi)!
Le persone in questi piani non ci sono proprio, a dimostrazione di quanto siamo distanti dalle pratiche più avanzate su descritte.
Di chi è la colpa, se di colpa si può parlare?
Certamente dei vertici aziendali, che pensano di essere a capo di istituzioni che non possono essere modificate dai comportamenti dei singoli. Se sono convinto di operare in un ambiente stabile o protetto, che il mondo circostante non può essere cambiato, che l'unica cosa che possa capitare è un "accidente" (da qui la cultura del rischio) dal quale devo dimostrare di sapermi difendere, che devo gestire quello che ho cercando di migliorarlo un pochino, perchè preoccuparmi, per far tutto questo, del contributo delle persone?
Poi abbiamo constatato la "ignoranza" della Strategia d'Impresa e dei sui strumenti (si vedano a tal proposito i commenti sui contenuti in un mio post su un altro nostro blog), poco o per niente utilizzati. Ignorando tale disciplina non potevano essere a conoscenza del profondo collegamento persone-risultati.
Ma chi doveva metterli al corrente di questo collegamento?
Teoricamente chi si occupa di "persone" in azienda. Ma che ne sanno costoro di strategia aziendale, dei suoi strumenti o anche dell'origine dei comportamenti e come si governano (al di là delle intuizioni ed esperienze personali)? E se ne sanno qualcosa perchè non vengono interpellati, o si fanno avanti? Evidentemente sono tutti consci che tali competenze (le intuizioni ed esperienze personali) sono abilità artigianali buone per gestire la baruffa di turno col dipendente o con il sindacato, ma non certo per dare un contributo ad un progetto di tale importanza. Oppure vi è un coinvolgimento degli Hr manager per mobilitare le persone, ma le due attività sono viste disgiunte e, ancora una volta, non vi è capacità e conoscenza adeguata per motivare l'importanza del processo e delle persone nella progettazione strategica.
Dobbiamo allora constatare, a mio avviso, il ruolo assolutamente marginale, a voler usare un eufemismo, che i responsabili delle Risorse Umane hanno nel processo più importante della vita stessa di un'azienda: quello della progettazione del suo futuro.
Certo ogni caso fa storia a se, sopratutto nelle organizzazioni consolidate dove si sono incrostate pratiche e convinzioni dure da scardinare, ma siamo onesti: con che strumenti intellettuali gli attuali manager HR sarebbero in grado di convincere i vertici che loro hanno le migliori conoscenze per poter soddisfare le richieste così bene espresse dall'autore del libro?
E, prima ancora, sarebbero in grado di riconoscerle sul mercato per selezionarle e farle proprie riconoscendole tra le mille offerte di gadget, suggestioni, effetti speciali o poco più?
Tra le mille proposte, spesso retoriche e vaghe, che circolano sulla ambita "ripresa", forse quella di dotarsi, e aiutare tutte le aziende ad acquisire, tali conoscenze (Strategia d'Impresa) è quella più sensata.
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