"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
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lunedì 19 ottobre 2015

Copiare quello che gli altri abbandonano per copiare le nostra Storia

di
Francesco Zanotti

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Dalla stessa fonte (La Repubblica di oggi) due contributi “opposti”. Le università americane stanno copiando la nostra storia profonda per la sua ricchezza, mentre noi stiamo scimmiottando il loro passato che loro stessi hanno giudicato povero.

E, poi, due altri contributi che confermano che la nostra storia (che vogliamo abbandonare per un americanismo abbandonato dagli stessi americani) è un riferimento mondiale.

Nell’allegato Affari&Finanza a firma di Patrizia Capua si trovano illustrati i risultati di una ricerca di AstraRicerche per Manageritalia sulla qualità della scuola italiana. Le opinioni prevalenti spingono verso una maggiore “concretezza”. Cito alcuni passi “… manca quel pezzettino in più che serve a contestualizzarle ed applicarle (le conoscenze)” dice Roberto Cocumazzo.  E continua “Non serve solo sapere, ma anche saper agire”. Poi c’è chi boccia la scuola (Marisa Montegiove, Presidente di Manager Italia Servizi) e chi la difende (Laura Bruno di Sanofi Aventis). Una grande voglia di copiare il presunto pragmatismo americano.

In “The New York Times International Weekly” David Brooks parla di “Inspiring Education” e sostiene che le grandi università americane, per tradizione orientate al saper fare, stanno “cercando vie per parlare di moralità e spiritualità”. Più “concretamente” stanno perseguendo i seguenti obiettivi: illustrare le varie opzioni morali possibili che vengono dalle tradizioni Greca, Giudaica e Cristiana, incoraggiare le esperienze trascendentali, scoprire le aree di interesse e suggerirne nuove, invitare gli studenti ad occuparsi di “Humanities”. Una grande voglia della nostra Storia.

La mia opinione è che si contrappone teoria a pratica quando la teoria è troppo povera per ispirare una pratica significativa. Le teorie manageriali sono uno sterminato campo di banalità.
Dobbiamo sviluppare radicalmente nuove teorie manageriali che contengano spiritualità e moralità.
Ed ora gli ultimi due contributi.
Il riferimento alla Grande Bellezza che deve essere obiettivo e riferimento fondamentale, come sostiene l’imprenditore cinese Wang Shi sullo stesso Affari&Finanza. E che Daniela Monti sul Corriere della Sera di venerdì 9 ottobre rivela essere il criterio fondamentale di giudizio del cervello umano, citando Karl Grammer, antropologo a Vienna.


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