di
Francesco Zanotti
Non mi aspetto che qualche
manager la pianti con la farsa del misurare “cose” che riguardano le persone (dal
potenziale, alle competenze, a mille altre cose). Troppi sono gli intrecci tra
i manager e i misuratori folli. Troppo tranquillizzanti sono le attività di
misurazione: ci si tranquillizza che si sta analizzando la realtà per poi
agire. Non mi aspetto, ma non si sa mai. Forse qualcuno comincerà a chiedersi
se davvero gli conviene mantenere in piedi un castello di costose attività che
scientificamente non hanno senso. E ovviamente sono negative.
Questa volta ci riprovo
citando uno scienziato cognitivo italiano: Domenico Parisi.
Nel suo libro “Le sette nane”
scrive a pag. 171 scrive:
“Ci sono fenomeni nella
realtà che non posseggono i presupposti per essere contati e misurati, e quasi tutti
i fenomeni della realtà studiati dalle scienze dell’uomo sono di questo tipo. Per
contare e misurare occorre che la realtà che si vuole conoscere sia divisibile
in entità isolabili l’una dall’altra, entità che rimangono se stesse nel tempo,
almeno per un po’ di tempo, entità che individui diversi isolano allo stesso
modo. E questo è possibile solo raramente nel caso del fenomeni studiati dalle
scienze dell’uomo.”
Spiegando … occorre avere un
modello di uomo che preveda parti isolabili, la cui somma deve fare esattamente
l’uomo. Le parti devono essere indipendenti dal contesto …
Ovvio che non si può
descrivere l’uomo con un modello che abbia questa caratteristiche …
Ma chi se frega: fino a che
qualche top manager non ci mette il becco. Continuiamo con una farsa che
permette autorappresentazioni a buon mercato ..
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