di
Francesco Zanotti
Quando c'è uno scontro è difficile
che la ragione stia tutta da una parte. E’ più probabile che tutt’e due le parti
in conflitto debbano cambiare punto di vista.
Ecco, proviamo a proporre un
nuovo punto di vista. Scopriremo che tutt’e due le parti devono fare cose
nuove. Per poter guadagnare tutt’e tre (anche lo Stato) molto di più.
Qual è il ruolo
dell’impresa? La risposta è semplice: produrre beni e servizi che siano capaci
di aumentare la qualità della vita delle persone. Tanto più i beni (lasciamo
stare, per brevità, il discorso sui servizi. Dico solo che per i servizi i
ragionamenti che darò sono ancora più significativi) riescono ad aumentare la
qualità della vita delle persone, tanto più l’impresa genera cassa che, poi,
potrà venire distribuita ai Soci, ai Dipendenti, allo Stato, alle Comunità
locali.
Qual è la situazione
attuale? Che le imprese producono beni che interessano sempre meno. E a causa
di questo non riescono più a produrre cassa.
Purtroppo tutti stiamo
considerando questo trend inevitabile. Senza esplicitarlo, ci stiamo convincendo
reciprocamente che dobbiamo dividere (tra le imprese e in ogni singola impresa tra
Soci, Dipendenti, Stato e Comunità locali) una torta che sta diventando sempre
più piccola. Più concretamente, la quantità di cassa che le imprese producono
sarà sempre più piccola.
Quando ci si trova di fronte
ad una torta che si restringe sempre di più e si considera che questo
restringersi è fatalmente inevitabile, il processo di distribuzione non può che
essere conflittuale.
Le strategie per affrontare
una simile situazione sono illusorie o conflittuali.
Le illusioni: l’internazionalizzazione
significa illudersi di trovare mercati che non sono ancora stufi di quello che
produciamo.
La battaglia di tutti contro
tutti … La competitività significa illudersi che si possa fare qualcosa che
spiazzi i concorrenti e che loro non sanno copiare.
L’aumento di produttività è
visto in modo pauperistico: è necessario che i lavoratori facciano più fatica, qualche
volta anche guadagnando meno nell’attesa di improbabili future magnifiche sorti
e progressive.
Ovvio che se si continua ad
adottare un punto di vista fatalista, di impotenza, non ci saranno soluzioni ad
un continuo aumento della conflittualità sociale.
Proviamo a cambiare punto di vista.
Innanzitutto ...
Ci poniamo l’obiettivo
che le imprese devono riprendere il più velocemente possibile a produrre cassa.
Non cerchiamo supporti dallo Stato che ha i guai suoi. In una società capitalista,
poi, non è lo Stato che deve mantenere le imprese. Ma sono le imprese che generano
risorse per migliorare lo stato e i servizi che eroga.
Come è possibile far sì che
le imprese producano più cassa? La risposta
sta in una parola: progettualità strategico-organizzativa. Occorre produrre
beni radicalmente diversi che i clienti giudicano opere d’arte. Occorre che l’organizzazione
sia capace di progettare e costruire questi beni.
Come fare? Come generare una
nuova progettualità strategico-organizzativa?
La risposta in sintesi è:
mettere tutta l’organizzazione in “stato progettuale”, fornirle le risorse
cognitive per riuscire a riprogettare beni e modalità di costruirli e insegnare
ai manager a guidare processo di progettualità sociale.
Ne parleremo diffusamente
nel prossimo post, ma già da ora diventa chiaro che se il ruolo del lavoratore
da esecutivo diventa progettuale, cambia tutto.
Nessun commento:
Posta un commento