di
Francesco Zanotti
Se volete guidare una macchina (doverne determinare i comportamenti) è necessario saper come
funziona. E’ un guaio cercare di frenare con l’acceleratore. Non ci riesce
proprio.
Ora anche per poter
determinare i comportamenti degli uomini è necessario sapere come funzionano. Ma i manager sanno come funzionano gli uomini?
Ovvio che sì! Sono fatti di
competenze. Allora occorre fornire loro le competenze adatte (oppure prendere
quelli che ce le hanno già) e poi motivarli ad apprenderle ed usarle.
Ma che sono le competenze?
Beh, è banale, dirà un manager. Ma, dopo averlo detto, gli risulterà difficile
proporre una definizione. E quando ci fosse riuscito scoprirebbe che il manager
suo collega ne avrebbe un’altra (forse in nessun caso, meglio di questo, vale
il motto “Tot capita, tot sententiae”). E scoprirebbe che in letteratura ve ne
sono decine.
Se non si sa cosa sono le
competenze, come si fa a fornire e farle apprendere ed usare?
Proposta ingegnosa: si
lascia tutto in mano all’amico formatore. Egli, grazie all’amicizia (speriamo
solo a quella), è esentato dallo spiegare cosa sono le competenze, come le
vuole insegnare, come farà si che vengono apprese ed usate. Ingegnoso no?
Aggiungerei una domanda (e dalla risposta emergono molte teorie implicite sull'uomo). Che cos'è la mente?
RispondiEliminaGià nel formularla si commette un errore: perché la domanda sembra evocare una definizione statica, essenziale della mente. La mente è questo oppure la mente è quest’altro. In realtà la mente è in continuo divenire, non è nella testa ma nella relazione ecc. ecc. . Dall’idea che abbiamo della mente discende anche l’idea che abbiamo delle relazioni, dell’apprendimento, dell’uomo e quindi delle strutture organizzative.