di
Luciano Martinoli
E' opinione comune, e accettata, che ogni organizzazione per poter progredire (erogare il valore atteso, raggiungere obiettivi economici di auto-sostentamento e retribuzione azionisti, ecc.) abbia bisogno del "capo". Fermo restando che ad oggi esistono in prevalenza organizzazioni che hanno capi (il management) il cui lavoro è quello di indirizzare/controllare il lavoro degli altri, la richiesta di manager è una "necessità sistemica" o semplicemente un frutto dell'evoluzione contingente della vita organizzativa (oggi è così ma poteva essere diversamente)? Da un punto di vista della Teoria dei sistemi sociale è vera la seconda ipotesi. Vi sono esempi evolutivi di organizzazioni che sono nate e si sono sviluppate in modo diverso per decisione degli stessi imprenditori e azionisti (vedere il post in questo blog dove si cita un articolo Harvard Business Review sull'argomento e ci si interroga sui reali benefici, e costi, del management).
Ma vi sono anche esempi in cui l'organizzazione è emersa spontaneamente senza manager. E' il caso dei fallimenti dove i "lavoratori di secondo ordine", come potremmo definire i manager, non sapendo fare nulla che produca reale valore diretto per i clienti, scompaiono e i lavoratori "del primo ordine" si mettono insieme per proseguire le attività aziendali.
Il polo dove tali esperimenti sono più numerosi, e partiti da più tempo, pare essere l'Argentina e in particolare Buenos Aires che, da questo punto di vista come cita un articolo del Guardian, è addirittura di riferimento per altri paesi del sud e nord America.
Dunque, per rispondere alla domanda del titolo, pare proprio che l'invenzione del management sia un fatto contingente, di cui si potrà fare a meno in un contesto che non avrà più bisogno di questo fittizio, inutile e costoso artificio sociale.
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