di
Francesco Zanotti
Leggo su Affari&Finanza di Repubblica di oggi della
decisione di AIDP di promuovere una certificazione per gli HR manager.
Per essere poco polemici: ma siete sicuri che abbia
senso?
Alcuni dubbi, per usare un eufemismo …
La professione dell’HR manager è una professione in crisi
di identità, come tutti riconoscono, anche se qualche volta sottovoce, come si
fa a certificare una cosa che non si sa bene come evolverà?
Poi, se uno legge quali sono le cose che vanno
certificate ritrova la voce competenze.
Il certificatore dovrebbe misurare le competenze. Ma non è oramai assodato che le competenze non sono oggettive e stabili, ma contingenti ed emergenti? Se così è quando il certificatore osserva che una persona ha una competenza, l’ha fatto all’interno di un contesto antropologico e sociale che non può che essere artificiale. Come può essere certo che la persona valutata esibirà la stessa competenza in altri contesti?
Il certificatore dovrebbe misurare le competenze. Ma non è oramai assodato che le competenze non sono oggettive e stabili, ma contingenti ed emergenti? Se così è quando il certificatore osserva che una persona ha una competenza, l’ha fatto all’interno di un contesto antropologico e sociale che non può che essere artificiale. Come può essere certo che la persona valutata esibirà la stessa competenza in altri contesti?
Da ultimo, ma giusto per piantarla, tra le competenze
citate nell’articolo non ci sono le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa.
Sono le uniche che permettono di esprimere il significato strategico delle risorse
umane. Come mai vengono giudicate irrilevanti?
Concludendo, il tema della certificazione ha senso per le
macchine e non per le persone umane. E’ antiscientifico estenderlo alle
persone.
Interessa a qualcuno la scienza o gli HR manager pensano di vivere in un universo in cui la scienza non vale?
Interessa a qualcuno la scienza o gli HR manager pensano di vivere in un universo in cui la scienza non vale?
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