di
Francesco Zanotti
Noi
pensiamo all’essere umano come ad una cosa che ha caratteristiche misurabili. In
un post scorso ragionando di fisica ho sostenuto che tutte le caratteristiche
dell’uomo (talenti, valori, competenze) sono costruite contestualmente. Oggi sostengo
che se non sono costruite, emergono da sole, ma non sappiamo come. Che ne
pensano manager e consulenti che le vogliono misurare o “modificare” per adattare
alle loro esigenze le persone?
La fonte è il saggio “Outlining the Terrain of Autopoietic Theory” di John
Brocklesby pubblicato nel volume “Autopoiesis in Organization Theory and Practice”
pubblicato da Emereld.
L’autore scrive che (la traduzione è mia) “ … poichè gli “oggetti” emergono
nel linguaggio, nozioni come “il sé”, “la mente”, la “personalità” (aggiungo:
valori, competenze etc.) sono anche loro relazionali. Come tali essi emergono da specifiche circostanze
contestuali. Non sono “iscritte” nella fisicità dell’uomo. Se si rimuove il
contesto relazionale e, per tutti gli “usi” che si possano immaginare, non
esistono. Togli tutta la ralazionalità e rimane un’entità biologica “deumanizzata”.”.
Ed ora andiamo pure con ostinazione a vendere analisi del clima, della
competenze, dei valori … Che ce frega se un crescente insieme di conoscenze ci
dice che tutte queste analisi (misure) analizzano solo fantasmi che scompaiono
quando è finita l’analisi (la misura). Tanto noi queste conoscenze non le
abbiamo e speriamo ardentemente che non le abbiano neanche i manager.
Viva il MBNI (Management By Neglecting & Ignoring).
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