di
Francesco Zanotti
Scrive Pier Mario Biava nel
capitolo “Il logos e l’origine della vita”, pag. 184 in “Il senso ritrovato”
a
cura di Ervin Laslo e Pier Mario Biava:
“Una cellula epatica, se
decontestualizzata e posta per esempio in vitro, non sarebbe in grado di
«capire» il «significato» di tossico, in quanto le mancherebbero i collegamenti
con la rete da cui derivano tutte le informazioni utili per la significazione.”.
L’uomo è certamente più
complesso di un cellula. Questo significa che le conclusioni del Prof. Biava
valgono a fortiori.
In termini generali, formazione,
“cantieri” di cambiamento e attività di gestione delle risorse umane creano situazioni
“in vitro” dove le persone interpretano la realtà in modo completamente diverso
dal modo in cui la interpretano nel “corpo organizzativo” in cui lavorano.
In più, creano connessioni, sviluppano
competenze che hanno senso solo nel contesto in cui si sono sviluppate.
Questo significa che interpretazioni,
connessioni, valori e competenze non possono essere trasferiti.
Per essere ancora più
espliciti, quando una persona torna nel gruppo di lavoro, dopo essere stato “processato”,
ad esempio, da un intervento di formazione, non riporta nell'organizzazione
quello che ha “imparato” in quel gruppo. Torna indietro certamente un po’
diverso, ma questo significa solo che deve ricominciare a ricostruire
interpretazioni, valori e competenze nel suo contesto lavorativo. Con sua grande
delusione, perché si attendeva che il mondo idilliaco costituito dal contesto
formativo, reso più piacevole e gratificante da un formatore che ha il suo bell'interesse
a farlo, si sarebbe automaticamente trasferito nel suo contesto naturale di
lavoro.
Ma di tutto questo ai manager
non cale: the show (il teatrino della formazione e del cambiamento) must go on …
Meglio il conosciuto (anche se non funziona) piuttosto che la ricerca di qualcosa
di diverso, anche se funziona di più. Lo show di oggi deve continuare come è
sempre stato.
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