"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
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martedì 18 aprile 2017

RAI: giudicare i dirigenti dai risultati???

di
Francesco Zanotti

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Oggi sul Corriere Paolo Conti si scaglia contro i tentativi di addomesticare la RAI, come la politica è usa fare. E dice chiaro e forte che i “dirigenti” vanno giudicati solo dai risultati. Ecco, ma non si possono valutare i risultati.

D’accordo evitiamo la subordinazione della RAI alla politica, ma non attraverso la strada dei risultati. Purtroppo la filosofia dei risultati è impraticabile, ma anche concettualmente troppo povera. Ecco tre ragioni che certamente non esauriscono il tema, ma che non mi sembrano banali.

La prima: risultati certo, ma ... quali?  Se prendete tre persone a caso tra quelle che hanno il diritto di definire i risultati della RAI (ma chi sono quelli che non hanno diritti sulla RAI, visto che è di proprietà pubblica?), vedrete che vi faranno tre elenchi diversi di obiettivi e spesso contraddittori tra di loro. Come scegliere quelli su cui misurare i “dirigenti” RAI? A proposito perché si usa ancora la parola dirigenti quando stanno nascendo imprese senza manager?

La seconda: tanto più i risultati sono importanti tanto meno sono misurabili. Come, ad esempio, i risultati di tipo “soft” (volete chiamarli “culturali”?).

La terza: il tempo. Ma risultati in che tempi? Il tempo è fondamentale nell’innovazione profonda. Essa appare all’inizio come un flop, come i flop veri. Se non si trova il modo di capire i tempi dell’innovazione profonda ci si costringe alla conservazione e quindi allo spegnimento.

Se non si usano i risultati come fare perché la RAI non sia subordinata alla politica? Credo che i nostri lettori conoscano la riposta: si chiama Sorgente Aperta. 

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