di
Francesco Zanotti
Anche le quinte della nostra società stanno sbiadendosi. Di più: si
stanno sgretolando. Una intera ecologia di crisi sta devastando ogni dimensione
della nostra vita collettiva: dai disagi esistenziali, alle crisi economiche,
finanziarie, sociali, politiche, istituzionali.
Le classi dirigenti non riescono ad attivare l’emergere di una nuova
società, anzi cercano di puntellare la società devastata da una ecologia di
crisi.
Gli innovatori sono persone degnissime ma si limitano ad innovazioni
piccole piccole. Come i burattinai trasgressivi che costruiscono solo folklore
e non futuro.
Anni ’50, bassa padana.
Giovanni è l’uomo degli spettacoli di marionette. Un puparo cantastorie lombardo.
Egli disegna e costruisce le sue marionette,
disegna e costruisce le quinte dove
le marionette vivranno le loro storie.
Si immagina le storie straordinarie che farà rappresentare dalle
marionette E, poi, fa vivere queste storie muovendo le marionette
e deliziando un pubblico sempre ingenuo. Alla fine prende due soldi e mille
abbracci dal suo pubblico che si immedesima nelle sue storia e lo applaude
perché gliele ha fatte vivere. Un pubblico che sempre è marionetta di qualche
altro teatro.
E così Giovanni se ne va di
paese in paese, di storia in storia, di teatrino in teatrino, di spettacolo in
spettacolo tra le nebbie di quella bassa padana che è diventata le quinte della
sua vita.
Ma da un po’ di tempo sta diventando tutto diverso,
peggio. Non è solo nell’aria non c’è nulla di nuovo. Ma tutto sembra vecchio ...
Giovanni
si accorge che non riesce più a immaginare nuove storie.
Per questo le marionette
vivono un disagio profondo. A loro piace far vivere tra quinte sempre nuove,
storie altrettanto nuove. E sono disposte a farsi guidare da Giovanni perchè
riesce ad immaginare storie, mentre loro non ci riescono. Ma se Giovanni nuove
storie non le ha e le fa solo muovere tra vecchie quinte per raccontare vecchie
storie, allora perde di senso fare i suoi burattini … Giovanni, o sei un poeta
del futuro o non ci interessi. Meglio: negoziamo. Proviamo almeno a raccontare
le storie in modo diverso: facci essere un po’meno burattini ed un po’ più
cantastorie …
Fino a che, una bella sera,
tutto precipitò nel nulla. Anche all’inizio dello spettacolo di quell’ultima
sera il pubblico aveva dato credito a Giovanni. Sì, la storia era sembrata non tanto
nuova fin dall’inizio, ma il pubblico aveva ancore ha fiducia in Giovanni cantastorie.
A mano a mano che lo spettacolo procedeva, però, la storia si rivelava in modo
sempre più evidente solo una delle tante storie già raccontate nel passato. La
novità (quindi l’emozione del futuro) non arrivava. Anzi il pubblico iniziava a
percepire che non stava guardando alcuna storia: solo il disordinato muoversi
di burattini tra paesaggi improbabili. Forse qualche pennellata di innovazione
in quella quinta, qualche battuta nuova, ma sempre meno e sembra addirittura
che Giovanni le vedeva con fastidio. Come un ribellarsi dei burattini, non come
un loro contributo solidale.
Il pubblico annoiato iniziò a
perdersi in un chiacchiericcio che non faceva altro che prefigurare cosa sarebbe
accaduto quando sarebbero tornarti ad essere marionette di qualche Giovanni.
E, all’improvviso, tutto
precipitò davvero nel nulla.
Mentre Giovanni si affannava a
ripetere le sue storie stanti e il brusio di stanchezza stava diventando
protesta, il paesaggio della pianura padana iniziò a tremolare. Si vide
arrivare una schiera di operai che non si riuscì a capire da dove venissero ed,
ecco, sì … iniziarono ad arrotolare il paesaggio. La bassa padana era una tela
che ora sembra davvero troppo vecchia. Ed allora gli operai lo arrotolano per
gli archivi della storia. Giovanni i burattini e gli spettatori .diventano un
volgo disperso che nome non ha. Personaggi non solo in cerca di autori, ma di
teatri e di mondi.
Tanti Giovanni inefficacemente
trasgressivi
In realtà nella pianura padana
erano comparsi personaggi con storie e comportamenti trasgressivi. Si stavano
anche moltiplicando prima di quel fatidico giorno. Ma nessuno era riuscito a
costruire veri e propri teatrini alternativi e ad attrarre e fidelizzare
qualche pubblico. Riuscivano a comporre manifesti, anche sgargianti, ma alla
fine si ritrovava solo in quattro gatti senza quinte e teatrini dove tutti
erano burattinai di storie che neanche tra di loro riuscivano a rappresentare. Anche
loro sono stati sorpresi dagli operai che smontavano il loro mondo e sono
andati ad ingrossare quel volgo disperso dove nessuno è né burattinaio, né
burattino né spettatore.
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