di
Francesco Zanotti
E’ facile dimostrare che la nuova conoscenza viene rifiutata.
Questo rifiuto è tanto più intenso (e, quindi più dannoso) quanto più le
persone assumono ruoli sociali importanti. Tipico il caso del top manager. Perché
accade questo e come fare? Io ho qualche prima idea .. ma non so se è corretta …
chiedo aiuto ai nostri “25 lettori”.
Che la nuova conoscenza (quella
rilevante, ovviamente) venga rifiutata, soprattutto dalle classi dirigenti e
massime da quelle manageriali, è indiscutibile. Basta fare l’elenco delle
nuove conoscenze rilevanti e si scopre che non vengono usate.
Tipico e grave è il caso
della strategia d’impresa. Questa disciplina viene affrontata solo nei corsi di
formazione (paradosso: ma non ai top manager) sotto forme molto blande, solo
markettare e non professionali, come Oceano Blu. I top manager usano una
visione edulcorata della “ideologia” di Porter. Tanto edulcorata che quasi
tutti pensano che “Competitors” sia un termine che si riferisce ai “concorrenti”
mentre nella ideologia porteriana si riferisce a 5 “forze” che si oppongono al
fatto che l’impresa acquisisca risorse dal mercato: i concorrenti attuali, quelli
potenziali, i prodotti e i servizi sostituitivi, i fornitori e i clienti
stessi.
Oltre alla strategia vi
è l’esempio delle scienze umane che vengono completamente trascurate quando si
parla di risorse umane di
organizzazione.
Ora, è ovvio che questa
trascurare è dannoso. Perché il rifiuto porta ad usare le conoscenze
strategiche o sull’umano che si sono costruire con la proprio esperienza e che
sono ovviamente molto più povere di quelle sviluppate dalle diverse comunità di
ricerca. Per inciso, la crisi che stiamo vivendo è, a mio parere, frutto dell’utilizzo
di sistemi di conoscenze troppo poveri per la complessità sociale ed economica
che si è andata formando.
Ora è ovvio che questo
rifiuto va superato per il bene di noi tutti. Ma per farlo è necessario sapere
da dove si origina. Non certo da considerazioni di interesse perché l’usare
conoscenze troppo povere non permette certo di raggiungere risultati. Ed
allora?
La mia risposta è che si vede la nuova conoscenza come una minaccia al proprio
ruolo sociale. Questo vale soprattutto per il top management. In un tempo
in cui si crede nel mito dei talenti, come fanno un uomo o una donna ammettere
che devono avere qualcosa da imparare?
Propongo questa risposta,
ma sento che è non completa … cosa ne pensate?
E aggiungo, qualunque
sia la spiegazione, come possiamo evitare che questo rifiuto della conoscenza
continui?
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