di
Francesco Zanotti
Si rischia, però, di cogliere solo quegli aspetti che vengono giudicati mediaticamente rilevanti. Oppure quegli aspetti dei quali si immagina una utilizzabilità “funzionale”.
E si rischia di perdere il vero contributo che la scienza (tutte le scienze) possono dare alla capacità di governo dei sistemi umani.
Andiamo con ordine.
Le neuroscienze, ad esempio, vengono considerate rilevanti perché si immagina che rivelino come “funziona” il pensiero. E, quando si sa come funziona il pensiero dell’uomo, si riesce a gestire meglio l’uomo.
Ora, al di là del fatto che le neuroscienze sono ben lontane dallo svelare il segreto del pensare dell’uomo, è proprio questa metafora dello “spiegare” che comincia a scricchiolare …
Mi rendo conto della complessità epistemologica del tema … ma la risolvo proponendo un’altra visione della funzione delle scienze che mi sembra molto più entusiasmante ed utilizzabile.
Ed utilizzo un altro esempio: la fisica quantistica, nella sua versione più completa che è costituita dalla teoria quantistica dei campi.
Questa teoria viene usata dai fisici per studiare il mondo microscopico e molti aspetti del mondo macroscopico. Alcuni autori immaginano, addirittura, che fenomeni quantistici siano a fondamento del pensare dell’uomo.
Ma questa stessa teoria può essere utilizzata per comprendere i processi relazionali umani. In particolare, può essere utilizzata per comprendere e gestire la dimensione informale delle organizzazioni, nello specifico se integrata con la visione “qualitativa” della matematica e con la teoria dei sistemi autopoietici.
Più in generale, le “teorie” costruite nell’ambito delle diverse scienze possono essere utilizzate come linguaggi per comprendere e gestire i processi di evoluzione dei sistemi umani e delle organizzazioni in particolare.
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