di
Francesco Zanotti
Uno dei cavalli di battaglia (cioè: una delle cose da vendere) dei consulenti è il bilancio delle competenze. Fatto sulle persone dell’organizzazione da un osservatore esterno. Un bilancio che si crede oggettivo e stabile fino a che qualcuno non lo modifica, ad esempio con un intervento di formazione.
Ora un
tale bilancio è scientificamente un assurdo per mille ragioni che dovrebbero
apparire immediatamente evidenti.
Ma lasciamo
in sospeso un attimo questa affermazione.
E
proviamo a rivoltare la frittata. Proponiamo ad ogni manager di fare un
bilancio delle conoscenze di cui non dispone personalmente e che giudica utili.
Proviamo
a fare un elenco delle possibili conoscenze utili … No! In un post non è
possibile: se qualcuno ce lo chiederà saremo felicissimi di fornire questo
elenco in modo che ciascuno si sappia auto valutare e sappia progettare le
opportune iniziative per colmare i gap che individuerà.
Qui vogliamo
rivolgerci a coloro che sono convinti di non avere gap conoscitivi. A coloro
che sono convinti di disporre di tutte le conoscenze che servono a governare i
processi di sviluppo di una impresa e della sua organizzazione.
E torniamo
al discorso iniziale: sapete perché si inseguono ancora miti come il bilancio
delle competenze e mille altri simili, come ad esempio l’analisi del clima
(anch'essa scientificamente assurda)? Proprio perché mancano molte delle
conoscenze che servirebbero per non cadere nella trappola delle assurdità
scientifiche.
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