di
Francesco Zanotti
Ogni tanto il Sole 24 Ore
presenta la “squadra” dell’Amministratore Delegato di qualche impresa. Bene,
fino ad ora, solo nel caso di Finmeccanica nella “squadra” di Vertice è inserito
il Direttore del Personale: il Dott. Domenico Braccialarghe. Negli altri casi
no!
Quando si trova qualche
imprenditore particolarmente innovativo (Gruppo Loccioni) e si chiede al Grande
Capo che ruolo assegna al Direttore del Personale, dice che, semplicemente, non
ce l’ha. Perché le persone le gestisce e deve gestirle la linea, visto che
stanno per quasi tutto il loro tempo lavoro nella linea.
Se si parla personalmente
con qualche Direttore del Personale spesso si percepisce stanchezza, incertezza,
delusione.
Io sono un grande
sostenitore del ruolo del Direttore del Personale, ma credo che serva davvero
una rivoluzione. E non è certo la rivoluzione delle tecnologie proposta
enfaticamente nei dibattiti pubblici.
Quale altra direzione? Un direttore
del personale una volta mi ha detto: il bello della nostra professione è che
non ci sono conoscenze e procedure di riferimento. Ecco sta proprio lì il problema.
Il Direttore del Personale si considera immune dalla conoscenza. Dovrebbe essere
invece il Sacerdote della Conoscenza. Che garantisce alla sua impresa le
migliori conoscenze, non tecnologiche (spetta ai tecnici) per gestire le
dimensioni umana, sociale e antropologica delle imprese. Oggi queste conoscenze
sono del tutto trascurate: le imprese vengono gestite come se le scienze
naturali ed umane non esistessero o non dessero alcun contributo alla
comprensione ed alla gestione delle loro dimensioni umana, sociale e antropologica
delle imprese. E i risultati (i non risultati) si vedono.
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